Isola del Giglio, da oltre un mese un gruppo di attivisti e attiviste sta presidiando l’isola grossetana per impedire ai cacciatori, autorizzati da una delibera della Regione firmata dal presidente Giani, di eradicare i mufloni nella parte dell’isola che non è Parco dell’Arcipelago toscano.
L’associazione Vitadacani della Rete dei Santuari di Animali liberi e il Centro di Recupero Ricci la Ninna hanno presentato una denuncia nei confronti dell’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano per disastro ambientale e richiesto il sequestro immediato di tutti i mufloni con l’obiettivo di creare una riserva sull’isola.
“Secondo la legislatura italiana, per il dettato dell’art. 452 bis, l’estinzione di una specie biodiversamente rara equivale ad un disastro ambientale“, spiega l’avvocato David Zanforlini che si occupa del caso. “L’azione posta in essere dall’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano è dunque in aperta violazione del nuovo impianto costituzionale che prevede – all’art. 9, III° comma, cioè fra i diritti fondamentali – che la Repubblica tuteli l’ambiente, le biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle generazioni future”, precisa Zanforlini.
A supporto delle loro proteste, gli attivisti riportano uno studio scientifico pubblicato nel corso del 2022 dalla prestigiosa rivista Diversity riguardo l’unicità genetica del muflone del Giglio. Nonostante ciò, spiegano gli attivisti, né la Regione Toscana, né l’Ente Parco sembrano tener conto di questa scoperta e di volere rivedere l’obiettivo di eradicare il muflone.
“È per questo che abbiamo deciso di procedere con una (seconda) denuncia nei confronti del presidente dell’Ente Parco, Giampiero Sammuri, e siamo in attesa che la Magistratura svolga il compito che le è imposto dalla Carta Costituzionale, cosicché venga scongiurato questo scempio ed evitata la scomparsa di un’altra specie geneticamente preziosa per la biodiversità”, conclude Zanforlini.
La vicenda va avanti da diverso tempo, infatti tramite un progetto LIFE dell’UE, “LetsGo Giglio“, l’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano insieme a una società fiorentina di eradicazione, la NEMO, e il dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, hanno ricevuto 378.925 euro per abbattere i mufloni presenti sull’isola del Giglio. Lo scopo di questo progetto europeo è migliorare la qualità e il carattere naturale dell’ecosistema presente sull’Isola del Giglio, tutelando gli habitat e alcune specie che li vivono. I mufloni non rientrerebbero in questa categoria in quanto non sono autoctoni dell’isola, bensì sono stati introdotti in questi territori negli anni ’50.
A seguito delle numerose proteste dei cittadini e delle associazioni, nell’ottobre 2021 l’Ente Parco aveva accettato di catturare e traslocare i mufloni dell’isola in vari rifugi sparsi per l’Italia. Dai dati recentemente rilasciati però, risulterebbero morti, proprio a causa delle catture e delle traslocazioni, almeno 9 mufloni dei circa 40 catturati tra il 2021 e oggi. A creare maggiore contrasto tra gli attivisti e le autorità, la delibera emessa nel mese di luglio dal presidente della Regione Toscana che permetterebbe ai cacciatori di abbattere ben 37 dei circa 40 mufloni stimati sull’Isola del Giglio.
“Vista la totale assenza di dialogo con le istituzioni per valutare delle opzioni alternative all’abbattimento e alla traslocazione del muflone, alla luce delle recenti scoperte genetiche abbiamo richiesto il sequestro immediato dei pochi mufloni rimasti sul Giglio per poterli mettere in salvo“, spiega Sara d’Angelo, dell’Associazione Vitadacani e della Rete dei Santuari. “Vista l’inconfutabile unicità genetica del muflone del Giglio e gli obiettivi del programma LIFE di preservare la biodiversità – prosegue -, chiediamo non solo la cessazione di qualunque tentativo di eradicare il muflone, ma anzi che venga istituita sull’isola una riserva per la sua preservazione”.
“Sia che avvenga tramite traslocazione o abbattimento, l’eradicazione del muflone del Giglio comprometterebbe l’obiettivo stesso dei progetti LIFE dell’UE, ossia di preservare la biodiversità, poiché anche se trasferiti i mufloni verranno sterilizzati, portando inevitabilmente all’estinzione questo pool genetico unico”, spiega Kim Bizzarri, ricercatore di Bruxelles ed esperto di politica ambientale europea che dal febbraio 2021 coordina la campagna per fermare il progetto.
“È inaccettabile che i nostri parchi nazionali siano divenuti delle riserve di caccia dove chiunque abbia un fucile possa recarsi a sparare ad animali nel nome di preservare la biodiversità”, conclude Sara d’Angelo.