L’editoriale di oggi Domenico Guarino. La rubrica va in onda tutte le mattine alle 8.10 nella trasmissione 30 Minuti su Controradio.
Le elezioni regionali hanno consegnato al panorama politico una nuova specie di mattatori del consenso. Grandi protagonisti della comunicazione, con esiti a volte macchiettisti tanto da intrigare un genio della comicità come Crozza, i primi cittadini regionali, dal Vicerè De Luca, al Doge Zaia, fino al Toti Bertoldo di Genova, conquistano consensi, visibilità e spazio mediatico. Grazie soprattutto al covid che, come dimostrano i sondaggi, più del voto utile o delle peculiari doti politiche, li ha proiettati nell’eden della popolarità.
Di fatto, le figure emerse dalle regionali di domenica e lunedì, sono profili Granducali , sorretti dal successo di liste nominali, che, come nel caso di Zaia ma anche di Toti finiscono per raccogliere più consensi degli stessi partiti di riferimento. Potremmo discutere a lungo su questa evoluzione della politica. Dei motivi che hanno portato ad esempio, De Luca ad avere 15 liste al proprio fianco, da Mastella agli animalisti, passando per i repubblicani e una sportina di liste civiche variegate. Di certo si afferma una verità incontestabile: in un’epoca postideologica, i cittadini si affidano a chi riesce a risolvere meglio i problemi del territorio, urbano o regionale, determinando un federalismo di fatto, fondato sulla qualità del personale amministrativo. Alla fine il voto utile è stato questo: scegliere qualcuno che magari non convince a pieno ma che tutto sommato mi garantisce meglio.
Il pericolo è l’affermarsi di una politica tecnicistica, tutta concentrata sul particolare ed incapace di delineare un orizzonte ideale. Un qui ed ora, una fast policy che dinastivizza il potere facendolo ruotare intorno a singole personalità se non a clan familiari. Ma anche il segno che le promesse non bastano più, il ‘sol dell’avvenire’, per gli italiani sorge la mattina e tramonta la sera. E’ quello lo spazio in cui si gioca il consenso. Come nel campionato di calcio, vince chi ha la squadra più forte, non chi gioca meglio.