L’editoriale di oggi Domenico Guarino. La rubrica va in onda tutte le mattine alle 8.10 nella trasmissione 30 Minuti su Controradio.
Stazzema e Capalbio. Cos’hanno in comune questi due luoghi geograficamente agli antipodi della Toscana, ma altrettanto simbolici? Da una parte cioè il il Paese martire, teatro di una delle più efferate stragi della barbarie nazifascista lungo la linea gotica in quella torrida e tremenda estate del 1944, dall’altra il salotto buono della sinistra cosiddetta radical chic, buon ritiro di generazioni di leader o aspiranti tali? Semplice: in entrambi i comuni ha vinto Susanna Ceccardi.
Addirittura a Stazzema, il Paese dell’anagrafe antifascista, la candidata del centrodestra, ha prevalso di 20 punti percentuali circa. Spigolature , all’interno di una vittoria comunque convincente del centrosinistra, con Giani che sormonta l’avversaria di ben 8 punti. Eppure due campanelli d’allarme. Come il fatto che, alla fine, il candidato di Centrosinistra, se si leva il 40% di astensionismo ed il 60% di voti contrari, è stato scelto da meno di un toscano su tre, il 28,8 degli aventi diritto al voto. a questo va aggiunto che ben 130mila voti dei 145 che Giani ha preso in più su Ceccardi vengono dal bacino metropolitano fiorentino. Insomma, la vittoria consegna un quadro molto più complesso di quel che sembra: il partito Democratico con 22 consiglieri su 43: ha la maggioranza assoluta ma non controlla molta parte della Toscana. Giani ha detto di voler essere “ il presidente di tutti”.
Vedremo cosa questo significhi in concreto a partire dalla composizione della giunta. Di certo, quella che appare una vittoria schiacciante, vista in controluce, mostra molte luci ma anche tante ombre. Che ora l’azione di governo dovrà tentare di dipanare. E il primo banco di prova sarà quello di un equilibrio tra una toscana profonda, sofferente, morsa dalla crisi che rischia di aggravarsi gravemente nei prossimi mesi, ed una metropolitana ancora al riparo dalle insidie. Ma per quanto?