Il Guerriero con scudo (Warrior with Shield), che allâindomani della grande mostra organizzata al Forte di Belvedere nel 1972, Henry Moore decise di donare alla cittĂ di Firenze, e che il Comune trascurò e dovette quindi restituire allâartista, ritorna âa casaâ, e dal 18 maggio 2021 al 9 gennaio 2022 sarĂ esposto in Palazzo Vecchio, nella Sala Leone X, una delle sale di maggior rappresentanza.
Nei primi anni Settanta, mentre Moore, reduce dal successo della sua mostra al Forte di Belvedere, decideva di donare il Guerriero con Scudo a Firenze, lâallora Sindaco della cittĂ Luciano Bausi si stava adoperando per acquisire una seconda opera dellâartista, Figura distesa (Reclining Figure), allâepoca conservata a Berlino, il cui costo ammontava a 35.000 sterline. Il Guerriero si sarebbe quindi aggiunto a quellâacquisizione e la cittĂ avrebbe accolto sul territorio ben due opere emblematiche del maestro inglese, a memoria della relazione che lo aveva legato a Firenze. Non fu però possibile reperire la somma necessaria per portare a Firenze la Figura distesa e alla fine il progetto di acquisire questo secondo lavoro fallĂŹ. Nel frattempo, nel 1974, Guerriero con scudo tornò in cittĂ . Le difficoltĂ di allestimento ne ritardarono però il posizionamento nella Terrazza di Saturno e la scultura venne âprovvisoriamenteâ presentata nel terzo cortile del Palazzo: collocazione che mise a rischio la patina in metallo dellâopera, pensata per unâesposizione al coperto.
Dieci anni dopo, nel 1984, Henry Moore ricevette una fotografia scattata da David Finn che mostrava la scultura âabbandonataâ nel cortile di Palazzo Vecchio. Lâartista venne inoltre a conoscenza dellâepiteto âmonumento al moncoâ, con cui i fiorentini goliardicamente la deridevano, e decise di chiederne la restituzione. Il Comune, che nel frattempo aveva perso ogni diritto su di essa, fu costretto a rispedirla in Inghilterra. La vicenda suscitò grande scalpore, trovando unâimportante eco sulla stampa dellâepoca, anche internazionale, e il nuovo sindaco, Massimo Bogianckino, si impegnò per far tornare la scultura a Firenze. Allâindomani della morte di Moore, nellâagosto del 1986, Maria Luigia Guaita e lâallora Console britannico, esortati dal Comune, scrissero delle lettere accorate alla figlia Mary e alla vedova Irina in cui, toccando le corde della stima e dellâaffetto che legava Moore alla culla del Rinascimento, facevano appello anche al ricordo della mostra fiorentina del 1972. Alla fine, Irina Moore decise di donare il Guerriero al British Institute of Florence e lâopera potĂŠ tornare nella cittĂ a cui era destinata. Lâopera fu quindi collocata nel chiostro del complesso monumentale di Santa Croce, presso le âurne dei fortiâ, dove è abitualmente esposta.
Oggi il Guerriero torna finalmente in Palazzo Vecchio, in una delle Sale monumentali di maggiore rappresentanza del Palazzo. Lâopera combina in sĂŠ lâinfluenza della statuaria classica e lâattenta osservazione delle forme naturali, rivelando la molteplicitĂ di interessi dellâartista. Circondata dai pregevoli affreschi della Sala di Leone X, la figura di questo giovane mutilato ci sprona a resistere di fronte alle battaglie della storia e della quotidianitĂ , mostrandosi in tutta la sua immobile e precaria fierezza. Seppure a distanza di pochi metri, innesca altresĂŹ un significativo dialogo con il Genio della Vittoria di Michelangelo e con le scene di battaglia che decorano il Salone dei Cinquecento. Moore, pacifista impegnato, che aveva attraversato ben due guerre mondiali, celebra lâeroismo mettendo in evidenza la disumanitĂ di ogni conflitto fratricida.
âIl guerriero mutilato di Moore â dichiara lâassessore alla cultura Tommaso Sacchi â sembra ammonirci di fronte a nuove guerre contemporanee, siano esse contro un virus invisibile o quelle che in queste ore stanno martoriando il Medio Oriente. Eâ un grande onore ospitarlo qui a Palazzo Vecchio, vicino alla collocazione prevista originariamente proprio da Moore e che nel passato non si concretizzò, quasi a risarcimento per un artista che amò molto Firenze e che ci ha lasciato una mostra indimenticabile al Forte di Belvedereâ.
In podcast lâintervista allâassessore Tommaso Sacchi, allâarchitetto Piero Micheli, curatore della mostra di Henry Moore negli anni 70 e alla restauratrice Chiara Valcepina