Rodolico occupato da ieri per denunciare le condizioni della scuola. Problemi edilizi e di manutenzione scolastica persistenti da anni hanno portato gli studenti ad intraprendere la mobilitazione presso la sede di via Baldovinetti e presso la succursale al Galluzzo. Assemblee, laboratori e rispetto delle misure anti covid per un’occupazione che intendono portare avanti non contro la dirigenza ma per ottenere risposte e interventi concreti da parte delle istituzioni preposte. Ribadisce Giovanni portavoce degli studenti del Rodolico intervistato da Chiara Brilli (AUDIO)
Di seguito il testo del comunicato diffuso dagli studenti per spiegare motivi dell’occupazione:
La costante assenza di considerazione da parte degli organi istituzionali scolastici ci ha costretti ad un atto estremo ma necessario per far ascoltare finalmente la nostra voce, ignorata ormai da troppo tempo. Nella succursale del Rodolico gli studenti stanno vivendo una situazione disagiante, precaria e permanente. Da diversi anni a questa parte infatti, mancano gli spazi didattici adeguati ad una qualsivoglia vita studentesca, ogni anno sistematicamente negata e ulteriormente aggravata con lavori prolungati per mesi. Ci hanno costretto a studiare fuori sede e fuori orario, addirittura impedendo ad alcuni di andare a scuola.
I ragazzi di succursale sono frammentati indecentemente in tre sedi diverse, di cui due ausiliarie e utilizzate a turni, con la palazzina principale perennemente in ristrutturazione nella totale indifferenza delle istituzioni. Questa situazione non ci permette di socializzare, privandoci completamente di una parte fondamentale della nostra adolescenza e della nostra vita. A questo si aggiungono altri gravi problemi strutturali, come l’assenza di uscite di emergenza e di un impianto elettrico, purtroppo questa è la normalità che noi studenti abbiamo dovuto sopportare finora.
In quest’ottica gli studenti di sede hanno deciso di solidarizzare con quelli di succursale, in modo tale da portare una critica più incisiva e allo stesso tempo mettere in luce i problemi edilizi presenti nella sede di via Baldovinetti, come la condizione dei bagni diroccati al primo piano e in generale l’assenza un’adeguata manutenzione scolastica. Pensiamo a quando è crollata una parte di un’aula di scienze o quando ha piovuto in alcune aule dell’ala nuova. Chi ci assicura che non possa risuccedere, vista la mancanza di controlli periodici sull’agibilità dell’edificio.
Era inevitabile che ampliassimo la nostra critica al sistema scolastico tutto, in primis partendo dalla
tremenda organizzazione dei corsi di PCTO, necessari per accedere all’esame di stato. Le ore di scuola lavoro obbligatorie sono ormai un fardello inutile per gli studenti e per la scuola. Dopo due anni di emergenza sanitaria le attività rimaste sono poche, fini a sé stesse e nella quasi totalità svolte in DAD. È assurdo che a Novembre il MIUR (ministero dell’istruzione) non si sia ancora espresso sull’obbligatorietà di queste ore. Ci sembra ridicolo che una parte del nostro esame orale sia dedicato ad un’esperienza di PCTO che non abbiamo mai propriamente svolto. È sintomo di un’inerzia istituzionale incapace di riformare la scuola per come è stata pensata negli ultimi 15 anni e liberarsi di questo peso inutile. Siamo stufi di essere continuamente ignorati da una classe dirigente, che ci considera una generazione di nullafacenti e sfaticati, nonostante l’offerta attuale per il nostro futuro sia una sfilza di lavoretti precari sottopagati, buona parte in nero, lasciandoci dall’altra parte in eredità una serie di problemi difficilmente risolvibili, come quello della crisi climatica.
Il Covid ha portato a galla le grandi lacune del sistema scolastico, a partire dalla mancanza di fondi per l’edilizia. Tanti anni di tagli all’istruzione e ai settori non produttivi hanno determinato direttamente i problemi attuali tra cui la nostra mancanza di spazi per svolgere le lezioni e inevitabilmente il fenomeno delle classi pollaio. Tutto questo inserito in un contesto di stress scolastico e sociale al quale ci sentiamo sempre più sottoposti, completamente disillusi verso il governo e verso il nostro futuro.