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Immigrazione, Schlein a Cecina accusa “quelli che stanno a destra”

Schlein comunicazione

La segretaria Pd, Elly Schlein, interviene in occasione del Meeting Antirazzista dell’Arci Toscana a Cecina, per fare il punto su diritti ed immigrazione. Tra i temi trattati, il decreto Cutro, la legge Bossi-Fini e la Riforma di Dublino

Il Meeting Antirazzista dell’Arci Toscana, tenutosi  a Cecina, in provincia di Livorno, ha visto come special guest la segretaria Pd Elly Schlein, che ha colto l’occasione per esprimere le proprie considerazioni in merito a diritti ed immigrazione.

In particolare, la giovane segretaria ha voluto esprimere il suo più completo dissenso rispetto al decreto Cutro e alla legge Bossi-Fini, i suoi dubbi riguardo al mancato successo dalla Riforma di Dublino presso il Consiglio Europeo, e ha sottolineato le deficienze della politica estera meloniana.

Andiamo, dunque, per ordine. Il decreto Cutro, così come riportato dalla Gazzetta ufficiale, fissa, per il triennio 2023-2025, le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per lavoro subordinato, esigenze di durata stagionale e lavoro autonomo. Ebbene, i flussi di ingresso devono tener conto dell’analisi del fabbisogno del mercato del lavoro, effettuata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, previo confronto con le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano nazionale.

La Schlein ha definito il decreto Cutro “spregevole, perché mira a cancellare la protezione sociale- cioè l’insieme di politiche e programmi progettati per ridurre e prevenire la povertà e lo stato di vulnerabilità dei lavoratori e delle lavoratrici durante tutto il ciclo della vita e rischia di smantellare il sistema di accoglienza”.

La segretaria ha, inoltre, ricordato che “La grande concentrazione è nemica della buona inclusione”.

Con la legge Bossi-Fini del 2002, secondo tema trattato durante il già citato Meeting Antirazzista dell’Arci Toscana a Cecina, viene introdotto l’obbligo della sottoposizione a rilievi fotodattiloscopici per lo straniero che chiede il permesso di soggiorno o il suo rinnovo; l’espulsione eseguita dal Questore mediante accompagnamento coattivo alla frontiera diviene, con questo modello, la principale modalità di espulsione.

Riguardo a questo secondo punto, la Schlein non usa mezzi termini: “Dobbiamo ambire a smantellarla e a scrivere una nuova politica migratoria in questo paese”. La sua proposta includerebbe, ad esempio, un permesso di ingresso per la ricerca di lavoro. Rivendicando la validità di questa legge obsoleta, “la destra è ipocrita, se la prende con i migranti irregolari e non con i datori di lavori italiani che sfruttano questi lavoratori”.

Il terzo punto è la Riforma di Dublino: uno degli obiettivi principali del regolamento è impedire ai richiedenti asilo di presentare domande in più stati membri, il cosiddetto asylum shopping). Un altro obiettivo è quello di ridurre il numero di richiedenti asilo “in orbita”, che sono trasportati da Stato membro a Stato membro.

Probabilmente memore delle intimazioni subite dal nostro paese dai cugini transalpini, la Schlein si chiede: “Se la riforma di Dublino aveva avuto i due terzi di maggioranza al Parlamento europeo, e al Consiglio siedono le stesse famiglie politiche che siedono al Parlamento europeo, perché lì la riforma non è andata avanti?”.

E continua: “Io me la prendo con Meloni, Salvini e Orban, ma non solo con loro, anche con gli altri paesi. Per la riforma di Dublino non deve servire l’unanimità”.

Riguardo al governo Meloni, e alla strategia adottata in campo europeo, la Schlein si dice insoddisfatta del proprio governo. Nota, infatti, che ” la Meloni ha voluto volare fino a Varsavia per farsi ribadire un no secco dai suoi alleati nazionalisti riguardo alla solidarietà italiana”.

E ha aggiunto: “Questo succede quando ci si sceglie degli amici che vogliono dei muri contro il nostro paese, e contro i diritti fondamentali dei richiedenti asilo. E così l’Italia viene lasciata sola”.

 

 

 

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