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E se il virus se ne fregasse di noi, delle nostre scelte, delle nostre chiusure, e facesse semplicemente il suo corso? Se fosse proprio la parola che non ci piace pronunciare,‘immunità’, la chiave di volta della pandemia?
Il caso di Bergamo e provincia comincia a dirci delle cose interessanti. Qui, nella prima ondata di marzo, si cono contate un terzo delle vittime totali per Covid di tutto il Paese. Qui intere vallate ed interi comuni (la val Seriana, Nembro, Alziano, Albino) sono diventati il simbolo stesso della strage, come l’immagine iconica dei camion militari che trasportano le bare dagli obitori orobici.
Oggi gli ospedali di Bergamo ospitano pazienti provenienti a altre provincie: Milano principalmente, ma anche Monza, Varese, Como. Le zone meno colpite nella scorsa primavera che oggi sono guarda caso l’epicentro della nuova ondata. All’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo attualmente ci sono 20 pazienti in terapia intensiva , a marzo erano 110. 55 i malati, un decimo di quelli ricoverati per covid 7 mesi fa.
La chiave, secondo i sanitari dovrebbe essere nel fatto che nella provincia si è sviluppata una sorta di immunità diffusa, perché quasi la metà della popolazione è entrata in contatto con il virus. E dunque la possibilità di riammalarsi si riduce.
L’altro dato interessante viene invece dalla Toscana, dove dal 1 gennaio al 31 agosto si registrano si registrano solo 331 decessi in più rispetto alla media 2015-2019, con un incremento dell’1,1%. E su base nazionale l’incremento complessivo è oramai assetato sulla 8%, a fronte di picchi anche del 180% nei mesi più caldi dell’epidemia. Dati che fanno riflettere.
Luca Lorini, primario della Rianimazione di Bergamo, che nella fase acuta intimava a tutti di avere meno contati possibili, oggi dice: proteggiamo gli over 65. E se fosse questa la strada?
DG