“Sono stato io”. Dario Capecchi, 43 anni, ha confessato, durante l”interrogatorio con il pubblico ministero, il duplice omicidio del padre e della compagna del genitore avvenuto nella notte nella casa di Impruneta (Firenze) in cui vivevano
tutti e tre.
L”uomo, affetto da turbe psichiche, oltre alla confessione ha poi pronunciato frasi senza senso e farneticanti. “Me lo ha ordinato l”Isis”, avrebbe detto tra l”altro il 43enne a proposito del movente per cui avrebbe commesso il duplice delitto.
Oltre alla confessione da parte di Dario Capecchi altri indizi hanno portato all”emissione del decreto di fermo di indiziato di delitto da parte della procura. L”uomo è stato trovato nel boschetto vicino a Calenzano mentre indossava ancora i pantaloni e le scarpe macchiate di sangue. Si era cambiato soltanto la maglietta prima di uscire frettolosamente di casa, prendere la macchina e girovagare per tutta la notte nei dintorni. Al termine dell”interrogatorio Dario Capecchi è
stato dichiarato in stato di fermo ed è stato trasferito nel carcere fiorentino di Sollicciano.
Osvaldo Capecchi, originario di Rossano Calabro (Cosenza), e la sua compagna Patrizia Manetti, nata a Firenze, entrambi 69enni sono stati accoltellati nel loro letto e poi presumibilmente ”finiti” sul pavimento. A scoprire i cadaveri e allertare i carabinieri l”altro figlio dell”anziano morto: vive sempre all”Impruneta ma altrove, era andato a casa del padre perchè un vicino lo aveva avvertito che nella notte c”era stata una violenta lite tra il genitore e il 43enne.
Da quanto ricostruito le vittime sarebbero state raggiunte da più colpi inferti con un”arma da taglio: si pensa a un coltello che al momento però non è stato ritrovato. L”omicidio, da un primo esame del medico legale, viene fatto risalire tra le una e le due di due notti fa.
Il figlio 43enne dell”uomo, Dario, è stato ritrovato dai carabinieri, dopo ricerche, questo pomeriggio in un boschetto nella zona di Calenzano: poco prima la polizia stradale aveva rinvenuto la sua auto, una Fiat Panda vecchio modello, abbandonata lungo la corsia d”emergenza della vicina A1.
Il suo cellulare era stato localizzato nella zona poco prima. Secondo quanto emerso, il 43enne, che da qualche mese lavorava in un”azienda del cotto dell”Impruneta, sembra che da una decina di giorni avesse interrotto la terapia farmacologica a cui era sottoposto, circostanza che secondo gli inquirenti ha
aggravato la sua patologia. Sul posto oggi anche uno dei parroci dell”Impruneta e l”assessore al sociale Laura Cioni che ha confermato, parlando con i giornalisti, che il 43enne era in cura presso i servizi psichiatrici ma che non era seguito da
quelli sociali. L”altro figlio di Capecchi oggi è rimasto a lungo davanti alla palazzina dove abitava il padre, ex dipendente della società del trasporto pubblico fiorentino Ataf, circondato da amici e vicini. Sul posto anche il figlio della
compagna di Capecchi.