La fondazione Open che era nata per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi. Accusati di traffico di influenze l’avvocato Luca Casagni Lippi e l’imprenditore cinematografico Alessandro Di Paolo.
I fatti contestati dall’accusa sono relativi agli anni 2016 e 2017 e riguarderebbero donazioni di denaro fatte alla fondazione Open. Per questo motivo la procura di Firenze ha iscritto due nuove persone nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione Open: accusati di traffico di influenze sono l’avvocato Luca Casagni Lippi, il cui studio a Firenze è stato perquisito nei giorni scorsi, e l’imprenditore cinematografico Alessandro Di Paolo. L’accusa, secondo quanto appreso, viene contestata a loro in concorso con l’ex presidente di Open, l’avvocato Alberto Bianchi.
La fondazione Open era nata per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi. I fatti contestati dall’accusa sono relativi agli anni 2016 e 2017 e riguarderebbero donazioni di denaro fatte alla fondazione Open da società riferibili all’imprenditore cinematografico Di Paolo per un ammontare complessivo di circa 280.000 euro. Per l’accusa, queste dazioni di denaro non sarebbero state contributi volontari ma sarebbero state erogate come frutto di accordi intercorsi tra l’imprenditore, l’avvocato Casagni Lippi e l’avvocato Bianchi.
Dalle indagini emerge che l’allora presidente di Open, avvocato Bianchi, avrebbe ottenuto le donazioni sfruttando le sue relazioni con Luca Lotti, che all’epoca dei fatti era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nonché segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe). Lotti, al quale i pm già contestano il reato di corruzione in relazione ad altri episodi, non risulta comunque indagato in questo filone dell’inchiesta.