Sab 16 Nov 2024
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ToscanaCronacaInchiesta "Vello d'oro": partì nel 2014 con denuncia usura

Inchiesta “Vello d’oro”: partì nel 2014 con denuncia usura

Nel 2014 un imprenditore dell’empolese denunciò ai carabinieri di aver ricevuto minacce per essere intimato a pagare un prestito a tassi d’usura: ricevette 30.000 euro ed avrebbe dovuto restituirne 35.000 iol giorno dopo.

L’inchiesta ‘Vello d’oro’, che stamani ha portato all’arresto di 14 persone tra Toscana e Calabria per riciclaggio di ‘denaro sporco’ della ‘ndrangheta, è partita dalla denuncia di un imprenditore conciario ai carabinieri di Empoli nel 2014. L’uomo dichiarava di aver subito minacce per non aver pagato un prestito che gli era stato concesso a tassi di usura: si trattava di 30.000 euro di cui rendere 35.000 euro il giorno dopo, con un incremento del 17%.

Le indagini, coordinate dal magistrato Ettore Squillace Greco della Dda di Firenze, hanno ricostruito che il denaro arrivò in Toscana dalla Calabria e che fu consegnato contestualmente all’emissione di fatture false, per un acquisto inesistente di pellami. La fattura finta era la ‘pezza d’appoggio’ che lo stesso imprenditore della zona di Empoli avrebbe dovuto pagare, per giustificare l’aumento di denaro maggiorato, a Cosma Damiano Stellitano, un calabrese da una ventina di anni domiciliato a Vinci (Firenze) oggi finito in carcere nell’inchiesta ‘Vello d’oro’.

L’imprenditore toscano non rese i soldi e annullò il bonifico a favore di una società riconducibile a Stellitano. Ma tempo dopo, un amico dell’imprenditore toscano, colui che lo aveva messo in contatto con Stellitano, fu sequestrato da una ‘batteria’ di calabresi che lo costrinsero a salire in auto e a condurli nei luoghi in cui avrebbero potuto rintracciare il debitore. Prima di rilasciarlo, dopo un’intera giornata, lo minacciarono anche di portarlo in Calabria e di non rilasciarlo fino a che la cifra non fosse stata pagata. Poi, in base a quanto emerso, nei mesi successivi, quattro persone aggredirono l’imprenditore toscano a Fucecchio (Firenze), picchiandolo e intimandogli di restituite il denaro che doveva.

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