I due arrestati per la morte di Duccio Dini, il 29enne travolto da auto in corsa il 10 giugno nel corso di un inseguimento in via Canova, a Firenze, erano consapevoli che potevano uccidere qualcuno percorrendo a tutta velocitĂ le strade urbane. E’ quanto argomentato dal gip nell’ordinanza che dispone nei loro confronti la misura della custodia cautelare in carcere, confermando l’accusa di omicidio volontario per dolo eventuale avanzata dalla procura.
Per il gip Angelo Pezzuti i due nomadi impegnati nell”inseguimento hanno accettato il rischio di travolgere qualcuno, come poi è successo, dando prova di essere senza scrupoli e disposti a tutto pur di raggiungere il loro familiare in fuga, che avrebbero voluto punire nell’ambito di un regolamento di conti interno alla loro comunitĂ . Lo dimostra il fatto che prima dell’incidente, costato la vita a Duccio Dini, avevano giĂ urtato altre vetture, tra cui una in sosta; ignorato un semaforo rosso percorrendo un incrocio a tutta velocitĂ ; costretto uno scooterista a scansarsi di un soffio per evitare di essere travolto.
Da qui, per evitare che potessero commettere altri reati, la decisione di sottoporli alla misura della custodia cautelare in carcere. Il giudice Pezzuti, inoltre, attribuisce ai due arrestati un forte spessore criminale unito a una sistematica inosservanza delle piĂą elementari regole del vivere civile.