Firenze, Giacomo Costa è uno degli artisti che ha aderito all’iniziativa “Le Copertine Facebook d’autore di Controradio“, che ha visto ogni settimana, per un mese, un designer, un graphic novelist o uno street artist, disegnare le cover della pagina Facebook di Controradio. Le copertine originali verranno poi stampate in tiratura limitata e messe all’asta per finanziare Controradio.
Giacomo Costa, come hai deciso di far parte di questo progetto di Controradio?
Controradio è una tradizione quasi famiglia, mio padre suonava il pianoforte a Controradio negli anni 70, forse ho ancora gli adesivi, ai giorni nostri devo dire è importantissimo sostenere una radio che fa informazione indipendente e che fa da sostegno all’arte alla cultura, forse in tante cose anche di più quello viene fatto dalle istituzioni vere e proprie, quindi ci mancherebbe ben venga davvero.
Le copertine che hai regalato a Controradio sono veramente molto belle, ma che cosa vuoi dire con queste immagini super tecnologiche che sembrano quasi illustrare una distopia di qualche racconto di fantascienza?
Voglio dire su per giù quello che hai un po’ accennato, voglio far vedere che il mondo purtroppo, in questi periodi, è molto fragile e può andare in rovina se noi continuiamo a comportarci, diciamo come ci stiamo comportando, questa annata appena passata è qui a ricordarcelo, e quindi io cerco di far capire attraverso il mio occhio che il mondo è fragile.
I dettagli sono pazzeschi quale tecnica usi?
In origine era un lavoro molto simile a quello fatto degli architetti e usavo dei programmi simili a quelli usati in architettura, ingegneria, che servono per progettare, per modellare, adesso sono passato a una tecnologia un po’ più sofisticata che attinge dal cinema e dei videogiochi come tipologia di programmi e comunque il lavoro è un po’ sempre lo stesso: costruire come se fosse una sorta di modellismo virtuale, pezzettino per pezzettino, scenari molto complessi.
Si potrebbe pensare che la creatività usando queste macchine sia in qualche modo lasciata in secondo piano, ma se andiamo a guardare i dettagli la posizione della quantità di oggetti che vengono fatte un sacco di scelte che fanno proprio parte della creatività.
Ma guarda io dico sempre per fare una fotografia reale bastano frazione di secondo per fare queste immagini ci possono volere mesi. Con la tecnologia sembra tutto più facile ma in realtà dandoti grandissime possibilità ti mette anche un po’ nei casini per cui a volte l’idea di poter fare qualunque cosa ti spinge a fare qualunque cosa e quindi a stare mesi a lavorare.
Come stai vivendo d’Artista questa pandemia?
Dal primo lockdown, quello diciamo duro, ne sono riuscito abbastanza bene perché sono stati due mesi abbastanza assurdi un po’ come nelle mie immagini di distopia, ora è un grande giramento di coglioni! Sinceramente dopo quel momento un po’ strano è quasi euforico, la tragedia è arrivata, la vera tragedia che tutti noi viviamo senza distinzione di categorie di attività. Il mio lavoro ne risente tantissimo come quello di tutti, il mio stile di vita non tanto perché sono tutto il giorno al computer quindi da quel punto di vista non è cambiato molto, però dopo un anno di segregazione comincia ad essere davvero faticoso.