Il libro che raccoglie le storie è stato presentato in occasione dei dieci anni di “Invest in Tuscany”, lo sportello con cui la Regione aiuta le aziende che vogliono investire sul territorio
Dai vaccini all’acciaio, dalle plastiche innovative alle nuove energie, dai motori alla moda, ben oltre quella che nell’immaginario collettivo mondiale è l’immagine da cartolina, spessa la sola, che della regione si impone. Sedici multinazionali raccontano le loro storie di successo in Toscana, ma anche perchè qui hanno messo radici e continuano ad investire, creando posti di lavoro e trainando con sé l’indotto di tantissime piccole e medie imprese.
Sono uno spaccato delle 785 società che nella regione fanno capo a 573 gruppi a controllo estero, un numero che per i non addetti ai lavori può stupire e meravigliare. Hanno scelto la Toscana per la qualità della ricerca, per la competenza della forza lavoro e la coesione sociale. Cercano, come tutte le aziende, risposte e tempi certi, procedure semplici, anche incentivi quando ci possano essere: un tema caldo che si sta imponendo è quello della transizione energetica. Qui hanno trovato aiuto e possono convincere dunque altre aziende ad investire in Toscana.
La sedici aziende sono infatti una parte delle imprese, assai più numerose, a cui ha teso una mano la Regione, che dal 2010, apripista, si prende cura e conduce per mano chi vuole investire, offrendosi come guida e riferimento certo nei meandri della burocrazia italiana, un orecchio sempre attento ad ascoltare le esigenze degli investitori ma anche un occhio vigile per scegliere i più conformi alle vocazioni del territorio, per raccontare la realtà industriale e artigianale che già vi opera, mai dimenticandosi di sostenibilità e qualità dei progetti. Lo fa con “Invest in Tuscany”, struttura snella che fa capo direttamente alla presidenza della Regione.
Le storie, che costituiscono anche un affresco particolarmente calato nella realtà post-Covid, sono raccontate in un libro elettronico sfogliabile, in inglese e italiano, realizzato da Fondazione Sistema Toscana e scaricabile dal sito www.investintuscany.com: sedici capitoli, uno per azienda, ed uno snodo di accesso ad una serie di prodotti multimediali, con approfondimenti e interviste video ad amministratori delegati, Ceo, direttori per l’Italia o l’Europa.
Le aziende, con i loro prodotti di punta ed invenzioni e che non hanno smesso di investire neppure durante i mesi in cui la pandemia ha raffreddato gli scambi commerciali di tutto il mondo. Quello che hanno fatto e quello che faranno l’hanno raccontato direttamente i protagonisti, i rappresentanti delle aziende, durante la presentazione del libro a Palazzo Strozzi Sacrati, nella sede della presidenza della Regione.
Le sedici storie sono diverse ma identiche le parole chiave: la ricerca, l’innovazione, la sostenibilità e la connessione con il territorio e il suo tessuto economico, con le piccole e medie imprese ma anche con le giovani start-up e spin-off universitarie ad alto contenuto tecnologico che operano in Toscana.
C’è l’impresa farmaceutica, l’inglese Gsk, che a Siena ha rivoluzionato il modo di disegnare i vaccini ed oggi è impegnata nello sviluppo degli anticorpi monoclonali contro il Covid-19. C’è l‘azienda che produce pigmenti in grado di ridurre l’inquinamento: è la Venator in provincia di Grosseto, che ha sviluppato in esclusiva un prodotto in grado di assorbire il calore e ridurre così i consumi degli edifici, che a sua volta dirotta la Co2 prodotta nella lavorazione sull’industria alimentare dove viene convertita in “bollicine” per buona parte delle bibite gassate imbottigliate in Italia.
C’è la plastica green prodotta per un terzo da materiale riciclato, ma dalle grandi prestazioni, della britannica Ineos, che a Rosignano ha deciso di stabilire il reparto di ricerca e sviluppo europeo, la prima turbina alimentata con una miscela di idrogeno e gas naturale dell’americana Baker Hughes, del cui gruppo fa parte anche la Nuova Pignone e che opera tra Massa Carrara e Firenze. Pure la tedesca Vitesco Technologies Italy, ne pisano, investe su elettrico e idrogeno.
Nel distretto cartario di Lucca c’è la svedese Essity, che produce cellulosa da residui delle filiera alimentare. Poco distante opera la tedesca Korber Tissue, che progetta macchinari per l’industria della carta richiesti in tutto il mondo e che ha affrontato la pandemia brevettando una nuova tecnologia in grado di adattare le macchine alla produzione di mascherine low cost in tessuto non tessuto compostabile a base di bambù. Alle porte di Pisa la belga Saint-Gobain Italia, il cui successo trova radici nelle lastre di vetro, costituisce un polo tecnologico di riferimento per il settore delle costruzioni. A Rosignano, sulla costa che scivola verso sud, l’industria chimica Solvay, belga anche lei, è impegnata nella sfida globale dell’economia circolare.
A Piombino, in quello che è stato il primo impianto dedicato alla banda stagnata in Italia, nato nel 1891, si produce oggi acciaio sostenibile grazie alla britannica Liberty Magona. Lì, a luglio 2020, un investimento da 10 milioni di euro ha permesso l’assunzione di oltre ottanta dipendenti, tutti under 25. Ma non c’è solo l’acciaio e un altro progetto da 70 milioni riguarda lo sviluppo del porto commerciale.
Anche nella “camper valley” tra Firenze e Siena ci sono piani di espansione: Trigano, gruppo francese leader nel mondo per la camperistica, ha registrato una vera impennata di ordini nell’insolita primavera-estate post Covid. A Firenze invece, Thales Italia, gruppo di nuovo francese, ha contribuito alla nuova ‘normalità’ del’era Covid progettando sistemi per organizzare i flussi delle persone sui mezzi pubblici, mentre continuava a sviluppare sistemi di sicurezza per aeroporti e stazioni di mezzo mondo tra cui il JFK di New York, Muscat e Salalah nell’Oman, la linea tramviaria di Taiwan e la metropolitana del Cairo.
Tornando all’impresa farmaceutica e sanitaria la Eli Lilly ha sviluppato alcuni tra i più innovativi farmaci per la cura del diabete. La Esaote, tra le prime dieci aziende al mondo nella tecnologia delle diagnosi per immagini, capitale cinese, ha reagito all’emergenza sanitaria reindirizzando la propria produzione su modelli portatili, più funzionali nelle terapie intensive e nei pronto soccorso.
Pure il colosso giapponese dell’ingegneria meccanica, Yanmar R&D Europe , produttore di motori, ha scelto la Toscana come base per la ricerca in Europa: laboratorio a Pisa e sede panoramica a Firenze con vista sulla cupola di Brunelleschi. Investe in ‘talenti’ e persone, con ottimi rapporto con le università della regione. E poi ci sono le manifatture di alcuni tra i più celebri marchi dell’industria della moda a livello mondiale, dalla pelletteria ai vestiti, dai gioielli agli orologi, che hanno scelto la Toscana come patria elettiva. Ne è un esempio il gruppo francese Kering, che raccoglie al suo interno i marchi di Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga, Alexander McQueen, Brioni, Boucheron, Pomellato, DoDo, Qeelin, Ulysse Nardin, Girard-Perregaux e Kering Eyewear, e che annuncia ulteriori investimenti per il 2021.