Senza il blocco dei licenziamenti, la Toscana rischia di perdere oltre 90mila posti di lavoro a fine anno, mentre un nuovo lockdown costerebbe alla regione 2,4 punti di Pil, con valore inferiore di 15 punti percentuali rispetto al 2008. Dalle simulazioni l’area della Toscana centrale risulta essere quella maggiormente colpita con un -11,5% di Pil, seguita dalla Costa con un -11,1% e dalla parte meridionale della regione con un -10,9%. E’ questo il quadro sull’economia toscana che emerge dal terzo focus Ires 2020, presentato stamani nella sede di Cgil Toscana a Firenze.
La battuta d’arresto dell’export nel primo semestre è in media del -15%. Secondo stime Prometeia le esportazioni regionali dovrebbero ridursi del 14% nel 2020: la crescita dovrebbe riguardare solo le province di Arezzo (esportazione di metalli preziosi non lavorati) e di Siena (settore farmaceutico); la perdita maggiore dovrebbe riguardare la provincia di Pistoia e Massa Carrara. Lo studio sottolinea anche che, nel periodo gennaio-marzo 2020, il saldo che si registra tra assunzioni e cessazioni corrisponde a -7mila unitĂ , valore ben diverso rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+25mila). Il calo della domanda di lavoro stimato per il 2020 è di circa il 10%, per il 2021 la previsione è di un +4,4% ma con un aumento dei disoccupati (+32%). Il presidente di Ires Toscana Gianfranco Francese ha sottolineato che “il Covid ha agito sull’economia toscana come un terremoto in grado di approfondire a dismisura le faglie di criticitĂ giĂ esistenti con previsioni che portano a ipotizzare una fase recessiva violenta nel 2020 con saldi negativi al 14,4% nell’industria, del 12,1% in edilizia e del 9,3% nei servizi”. Secondo Claudio Guggiari (segreteria Cgil Toscana) serve chiedere “alla nuova giunta della Regione di convocare le parti sociali per dare gambe al Patto per lo sviluppo che abbiamo firmato l’anno scorso”.