“Questo disco è il mio stile. Ogni canzone ha il suo piccolo mondo”, dice. Le canzoni hanno l’atmosfera cinematografica di Henry Mancini o del primo John Barry ed evocano l’oscuro pop barocco di David Axelrod, ma non nascondono un approccio più contemporaneo, come quello di Alison Goldfrapp, Air, Stereolab o Sebastien Tellier.
Nel disco sono presenti anche dei brani a due voci (in piena tradizione con il pop francofono): la prima con l’artista di culto francese Bertrand Burgalat, l’altra in cui, assieme a DAAN (frontman della sua band originaria) evocano lo spirito di Gainsbourg, mentre altri brani restano gemme strumentali.
Isolde ha scritto, composto e disegnato “Oh Dear” tutto da sola. Ha costruito ogni canzone a partire dalla batteria (strumento del quale Isolde è anche insegnante), dal vibrafono e dalle linee vocali concepite come parti strumentali, poi, assieme al produttore Tobie Speleman ha lavorato a limare il suono della batteria (asse portante del disco), mentre Wietse Meys ha scritto gli arrangiamenti per archi e fiati assieme ad uno stuolo di talentuosi musicisti.
In tempi così cupi “Oh Dear” può essere una piccola oasi di bellezza in cui rifugiarsi, ed è il nostro “Disco della settimana”.
1. Oh Dear
2. Douce Mélancolie (& Bertrand Burgalat)
3. Capricorn Avenue
4. Lune Noire
5. Something French
6. Bed & Breakfast
7. Batterie (feat. DAAN)
8. Tigra
9. Ghosting
10. Muse Au Musée