Site icon www.controradio.it

Kata: arrestato lo zio e altre tre persone su ‘racket affitti’, perquisiti i genitori

kata

Kata – Tra i quattro arrestati c’è anche lo zio materno della piccola, l’ultimo ad avere visto la bambina prima della scomparsa secondo le ricostruzioni disponibili finora sulla vicenda del rapimento avvenuto il 10 giugno scorso. Le perquisizioni ai genitori della bimba e ad altri parenti, hanno lo scopo di effettuare la copia forense delle memorie dei loro cellulari per poter esaminare messaggi, contatti e l’attività social.

Da un lato l’arresto di Argenis Abel Alvarez Vazsquez, detto Dominique, 29 anni, lo zio materno della piccola Kataleya che è stato l’ultimo a vedere la bimba di 5 anni scomparsa il 10 giugno a Firenze: lui e altri tre uomini sono finiti in carcere perché coinvolti nel racket degli affitti estorti agli immigrati che vivevano nell’ex hotel Astor di Firenze, occupato da romeni e peruviani. Dall’altro le perquisizioni ai genitori della bimba e ad altri parenti, con un obiettivo preciso: effettuare la copia forense delle memorie dei loro cellulari per poter esaminare messaggi, contatti e l’attività social.

Perquisizioni “in interesse per le investigazioni in corso per il sequestro di persona a scopo di estorsione”, che è l’ipotesi di reato con cui la procura conduce l’inchiesta per ritrovare Kata. Per il procuratore antimafia Luca Tescaroli, le iniziative “si collocano nel percorso investigativo che è in atto ed è proiettato ad individuare gli autori dell’ipotizzato sequestro di Mia Kataleya Chiclo Alvarez”.

Gli arresti odierni da soli non riguardano direttamente il rapimento di Kata bensì il contesto di illegalità nell’ex albergo in cui la bimba, come decine di altri minori, viveva. Il gip Angelo Pezzuti ha firmato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – chiesta dalla Dda – a carico dello zio di Kata e contro i peruviani Carlos Martin De La Colina Palomino, 37 anni, noto a tutti nell’ex Astor solo come ‘Carlos’ – ritenuto una specie di riferimento dei traffici dentro l’ex hotel -, Nicola Eduardo Lenes Aucacus, 39 anni, e Carlos Manuel Salinas Menac, 63 anni.

I quattro sono accusati a vario titolo di estorsione, di tentativi di estorsione e rapina, di minacce ai danni di altri occupanti lo stabile per episodi documentati tra il novembre 2022 e il maggio 2023. Inoltre per un episodio del 28 maggio 2023, forse il più eclatante tra quelli noti prima della sparizione di Kata, sono a loro rivolte accuse di tentato omicidio e lesioni gravi per il caso dell’occupante ecuadoregno che, temendo di essere ucciso, preferì lasciarsi cadere in strada da una finestra dell’Astor riportando traumi e fratture. Gli arrestati sono sospettati di aver attivato una spedizione punitiva – insieme a una decina di altre persone da identificare – contro l’ecuadoregno e la sua fidanzata così come contro un’altra coppia che alloggiava nella stanza accanto. Agirono con mazze da bseball e molti erano incappucciati.

Anche il gip Pezzuti, così come la procura, conviene che i reati di cui sono accusati i quattro arrestati sarebbero maturati in una illegittima attività di compravendita del ‘diritto di occupare’ le stanze dell’ex Astor chiedendo agli altri occupanti abusivi una tangente – l”affitto’ – da 600 a 700 euro. Le pretese di denaro c’erano pure per chi voleva andare a trovare qualche conoscente all’interno (una specie di tassa di passaggio). Scoperte pure tariffe per lavori di ‘manutenzione’ da 15 a 50 euro. Tutto illecito. Secondo le indagini c’è anche un episodio in cui Carlos e lo zio di Kata Abel avrebbero estorto 80 euro tirando un pugno in volto a un occupante restìo a dare ancora soldi. Un clima di violenza che si è radicato nei mesi dell’occupazione abusiva – fatta risalire dal settembre 2022 – e che si stava consolidando con vedette sui muri, guardiania agli accessi, controllo interno. Lo sgombero attuato tra il 17 e il 18 giugno ha disperso gli occupanti in strutture dei servizi sociali a Firenze, luoghi dove i quattro arrestati sono stati raggiunti all’alba per essere portati in questura e poi in carcere.

 

Exit mobile version