Mar 5 Nov 2024
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Kata, padre: “Procura non trova nulla e indaga miei parenti, non va bene!”

Lo ha detto il padre di Kata, Miguel Angel Romero Chicclo in un incontro con la stampa organizzato dai suoi legali davanti all’hotel Astor di Firenze.

“Ho fiducia in mio fratello e in mio cognato, li conosco bene, sono sicuro che non sanno niente e hanno detto tutta la verità”, “incolpare la mia famiglia mi offende”. Lo ha detto il padre di Kata, Miguel Angel Romero Chicclo in un incontro con la stampa organizzato dai suoi legali davanti all’hotel Astor di Firenze.

“In procura non mi dicono niente, noi siamo i genitori, vogliamo sapere almeno qualcosa. Siamo con l’angoscia di non sapere nulla, quindi fare questa cosa di indagare mio fratello e mio cognato mi fa pensare tante cose, che non trovano niente e vogliono mettere nei guai noi, la mia famiglia, e questo non va bene” ha aggiunto il padre di Kata.

“Io so solo che hanno rapito Kata – ha detto il padre di Kata – Siamo disperati, siamo con l’angoscia. Voglio sapere il motivo per cui l’hanno rapita. Penso tante cose, ci sono tante indagini, ci sono tante ipotesi. voglio sapere la verità”.

“Non abbiamo fatto niente di grave perché qualcuno ci faccia questa cosa”, ha aggiunto. E a chi chiedeva se crede nella pista investigativa aperta sul Perù ha detto: “Non è vero”. Anche la madre di Kata è convinta dell’estraneità ai fatti del fratello Abel e del cognato Marlon, 18 anni, il giovanissimo fratello di Miguel Angel, tra i cinque indagati per sequestro di persona per estorsione.

“Dobbiamo aspettare l’indagine, ma noi siamo sicuri che loro non c’entrano nulla”, ha detto Kathrine Alvarez. “Sono tre mesi che non sappiamo niente. Non hanno una pista, non hanno una traccia. Io voglio sapere la verità”. La madre di Kata ha ha detto che è stata aperta una raccolta di fondi “necessari – ha detto – per trovare Kata e per compensare le persone che dicono la verità”. “Io spero di trovare mia figlia e avere la verità, sono passati tre mesi – ha detto in lacrime – pensate come mi sento. Speravo che qualcuno parlasse, che dicessero la verità, ma nessuno finora ha parlato”.

Kathrine ha rivolto un appello agli ex occupanti dell’Astor: “Mi rivolgo a Lidia, che era l’amministratrice dell’ex hotel”, occupato abusivamente, “e agli altri, chi sa qualcosa lo dica.” Kathrine, sempre rispondendo ai giornalisti, ha detto di non conoscere gli altri indagati tra cui le due peruviane che hanno ricevuto l’avviso di garanzia. “Non le conosco”, ha detto. Sul trasporto dei trolley da parte di tre dei cinque indagati – come dimostrato dalle immagini delle telecamere e su cui si appuntano gli sviluppi dell’inchiesta – ha detto di non aver notato nulla il pomeriggio del 10 giugno quando rientrando dal lavoro non trovò più la bambina. “Ci sono persone in Perù che conoscono la verità?”, le viene chiesto. “No”, risponde.

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