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🎧 Un anno dalla scomparsa di Kataleya, il procuratore Spiezia: “Stiamo seguendo 4 piste”

A quasi un anno dalla scomparsa della piccola Kataleya dall’ex hotel Astor, il procuratore di Firenze, Filippo Spiezia, fa il punto sulle indagini, un lavoro che definisce “molto complesso” anche a causa del contesto omertoso con cui gli inquirenti hanno dovuto misurarsi. Quattro le piste al vaglio con il supporto dei reparti specializzati dei Carabinieri. Prende sempre più piede l’ipotesi di una premeditazione del fatto criminoso sfruttando un “buco” delle telecamere intorno all’hotel. Previsto un nuovo incontro a fine luglio con gli investigatori per un primo consuntivo degli elementi raccolti.

Niente di nuovo – o quasi – sul fronte occidentale, quello che vede la Procura di Firenze indagare, con l’ausilio dell’Arma dei Carabinieri e dei reparti specializzati, sulla scomparsa della piccola Kataleya. Ad un anno dal fatto (era il 10 giugno, n.d.r.) il procuratore Filippo Spiezia fa un piccolo consuntivo di quanto operato fino ad oggi. Le indagini non si sono mai interrotte, si è ha continuato a esaminare nuove piste investigative e a procedere a una rilettura degli ampi materiali raccolti nella prima fase delle indagini. “Questo perché, oggi – ha detto Spiezia – è possibile valorizzare i dettagli ritenuti inizialmente meno significativi”. “L’indagine rimane altamente complessa, sia perché la notizia della scomparsa di Kataleya è arrivata alle autorità di polizia con un gap temporale importante rispetto alle ricostruzioni” sia perché si ritiene che il fatto sia frutto di un piano organizzato nei minimi dettagli, “insomma, non improvvisato”. “In questo momento – aggiunge il procuratore – il lavoro della procura è più selettivo. Le ipotesi riguardano 4 piste: il traffico di droga, il racket delle stanze presso l’hotel Astor, per cui la procura ha già coltivato l’azione penale, poi c’è la pista dello scambio di persona con la bimba presente insieme a Kata al momento dei fatti; infine l’ipotesi degli abusi a sfondo sessuale”.

Spiezia ha poi confermato che la rete di videocamere che circonda l’Astor “aveva un buco e si ritiene che quello spazio sia stato sfruttato per far scomparire la bambina”, ossia quello su via Monteverdi. Allo stato attuale rimangono i due indagati, i due fratelli dei genitori della piccola. Il contesto, sottolinea ancora il procuratore, considera in ogni caso una comunità eterogenea di soggetti extracomunitari – il riferimento è a quella peruviana e rumena –  “che non si sta rivelando collaborativa”. Un ambiente omertoso, dunque, che non facilita le indagini, che proseguono tuttavia, per non volere scartare nessuna ipotesi, di concerto con le autorità internazionali. Per concludere, è stato fatto un punto con gli investigatori ed è stato fissato per fine luglio un nuovo incontro per un primo consuntivo degli elementi raccolti.

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