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Kiki Smith a Palazzo Pitti: “What I saw on the road”

 

“What I saw on the road” o “cosa ho visto lungo la strada” è il titolo della mostra dedicata all’artista americana Kiki Smith. Aperta a Palazzo Pitti fino al 2 giugno 2019.

 Kiki Smith, classe 1954, è una di quelle artiste che si amano per tutta la vita. Lavora dalla fine degli anni Ottanta, spaziando in tutte le tecniche: dalla scultura all’incisione ai libri d’artista ai disegni…agli arazzi, come si vede in questa mostra, che ne raccoglie 13.

Tutto quello che Kiki Smith tocca e crea riesce a parlare al cuore di chi guarda. E’ un’artista molto prolifica, che non ha mai avuto paura di lavorare nell’ambito figurativo anche quando non andava di moda. Viene definita un’artista femminista, ma le etichette sono sempre riduttive.

L’unica etichetta giusta? Definirla un’artista grande, questo si. Dalle sculture degli anni Novanta a oggi il suo lavoro è incentrato sui corpi femminili. E sono lavori “invecchiati bene”. Colpiscono ancora. Una volta visti non sono mai più dimenticabili. Sono lavori impressionanti, che ci toccano ancora. Che lasciano il segno. Così come impressionanti sono tutti i suoi lavori negli anni, anche quelli più piccoli, delicati e più tardi. E i disegni, bellissimi, sia quelli su scala monumentale che quelli più piccoli, su carte speciali.  E insomma, tutto quello che Kiki Smith tocca si trasforma in poesia.

Adesso What I saw on the road arriva a Palazzo Pitti, nello spazio dell’Andito degli Angiolini, dedicato per il terzo anno consegutivo ad ospitare il lavoro di un’artista donna, dopo Maria Lassnig e Maria Lai.

Sono circa 40 lavori che raccontano del lavoro di Kiki Smith negli ultimi vent’ anni. La selezione delle opere non è stata spiegata (è dell’artista stessa, o dei curatori, Eike Schmidt e Renata Pintus?) ma affamati come siamo di arte fatta da grandi artiste prendiamo tutto. Anche se per un’artista così importante ci vorrebbe una grande retrospettiva… comunque  bisogna dire che i lavori stanno bene negli spazi raccolti e gentili dell’ammezzato.

Dunque, arazzi. E stampe. E qualche scultura, da alcune più delicate ad una invece più massiccia.

Un racconto gentile, un prendere lo spettatore per mano e mostrare un poco alla volta.

Emerge il fare costante, determinato, poetico di Kiki Smith. Che guarda ai cieli e alla terra, alle creature che accompagnano l’uomo, alla natura che ci circonda e che forma la trama dei racconti, della poesia, dell’arte.

Un’arte grande di una grande artista.

 

Margherita Abbozzo. Tutte le fotografie sono mie.

Info pratiche qui.

 

 

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