Prato, Emma Marrazzo, madre di Luana D’Orazio – la giovane operaia di 22 anni morta il 3 maggio 2021 a Montemurlo, trascinata dall’orditoio in cui lavorava – si appella al governo Meloni.
“Faccio appello al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Giustizia Carlo Nordio – chiede la madre di Luana – per verificare gli atti del procedimento che ha portato al patteggiamento per i titolari della ditta in cui è morta mia figlia mentre stava lavorando”.
L’appello arriva all’indomani della sentenza che ha sancito la condanna a due anni di reclusione per Luana Coppini, titolare dell’azienda in cui è avvenuto l’incidente mortale, e a un anno e sei mesi per il marito Daniele Faggi, alla guida di fatto di quella stessa ditta.
I legali degli imprenditori avevano proposto il patteggiamento per i reati di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche, che il gup ha avallato ieri con la sua sentenza.
Nella stessa udienza il giudice ha rinviato a giudizio Mario Cusimano, tecnico manutentore, accusato degli stessi reati, che ha scelto di difendersi nel processo: prima udienza il 13 dicembre. Critici per come si è concluso il procedimento per la titolare e il marito i sindacati.
Nella giornata di giovedì i lavoratori della Fiom di Firenze, Prato e Pistoia avevano scioperato all’ultima ora di ogni turno. “Riteniamo che la sentenza per la morte di Luana D’Orazio non renda pienamente giustizia per un atto gravissimo che ha causato la morte della lavoratrice al solo scopo di aumentare il profitto di un’azienda. La sicurezza sul lavoro deve diventare pratica costante e diffusa nell’organizzazione del lavoro in ogni fabbrica, in ogni ufficio, in ogni luogo. La nostra attenzione ed il nostro impegno continuano ad essere costanti affinchĂ© gli incidenti sul lavoro, a partire da quelli mortali, diminuiscano finalmente in maniera rilevante”, spiega il sindacato.
“Dalle prime informazioni che abbiamo le Rsu delle aziende metalmeccaniche delle tre province – conclude la Fiom – hanno partecipato in maniera massiccia”.
E se sempre giovedì la Cisl aveva parlato di una “sentenza di patteggiamento che non ci convince e che lascia in tutti un profondo senso di disorientamento”, sabato la Cgil di Prato ha commentava: “Ci sono, probabilmente, delle ragioni tecniche che hanno portato al patteggiamento. Ma in una vicenda così grave, da un’aula di giustizia ci saremmo attesi altro, ovvero il rinvio a giudizio”.
E la Uil, attraverso la segretaria confederale Ivana Veronese, rilanciava la richiesta di introdurre il reato di omicidio sul lavoro: “Anche quando la Giustizia, quella con G maiuscola, avrebbe dovuto attribuire ai responsabili della sua morte la giusta pena, così non è stato”.