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IL CAFFE’ SCORRETTO 16 ottobre 2020 – La polvere sotto il tappeto

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IL CAFFE' SCORRETTO 16 ottobre 2020 - La polvere sotto il tappeto
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La rubrica a cura di Domenico Guarino  va in onda tutte le mattine alle 8.10 nella trasmissione 30 Minuti su Controradio. Per leggere ed ascoltare tutti i ‘caffè’ vai QUI

E così si torna a parlare di didattica a distanza, di contingentamenti, di stop alle riunioni, di smart working e  si rivedono addirittura le  file ai supermercati. L’impressione insomma è quella di essere tornati a marzo, quando dopo il breve volgere di un paio di settimane, dall’hastag Milano non si ferma  finimmo tutti in una sorta di limbo sconosciuto, scoprendo nuove pratiche come le autocertficazioni o  la santificazione. E allora uno si chiede se questi otto mesi, non siano passati invano.

8 mesi fa ci dissero, a noi cittadini, che i sacrifici servivano per sconfiggere la malattia ,  o almeno per attrezzare il sistema sanitario ed  organizzare tutto nel migliore dei modi affinché si potesse avviare una fase di ‘convivenza’ col virus. Oggi scopriamo invece che il trasporto pubblico non regge all’urto della nuova normalità, che il sistema della medicina territoriale  rimane carente di personale e pratiche efficienti, che le RSA tornano ad essere l’anello debole della catena, e che il sistema di tracciamento non sta dietro al numero di richieste;  anche in virtù del fatto che la gente, impaurita, chiede tamponi pure  per un semplice raffreddore. Insomma: risiamo al punto di partenza.

Con la prospettiva di un nuovo look down. Che,  però, è bene ricordarlo, non è non può essere una strategia, ma solo un modo per prendere tempo.  Un modo per altro molto costoso sul piano economico e sociale,  che rischia davvero questa volta di gettare definitivamente  nel baratro un paese già provato da quanto successo nei mesi fin quei trascorsi.

Ed è inutile prendersela con discoteche che sono chiuse da metà agosto o con i comportamenti errati in vacanza o ancora con le movida estive, trascorse oramai da settimane  e settimane. Il problema vero è che questi 8 mesi ci hanno restituito  non un Paese migliore, come si diceva cantando dai balconi, ma lo stesso Paese di sempre: un Paese cioè con i piedi d’argilla, dove parlare costa poco, e il fare è sempre rimandato a domani. Basti pensare che la gara per 5mila nuovi letti di terapia intensiva è ancora bloccata al palo. E allora si chiude. A partire dalle scuole. Tanto per mettere la polvere sono il tappeto. E prendere tempo. In attesa di un vaccino che chissà quando e se arriverà.

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