A pochi giorni dall’annuncio dei licenziamenti dell’azienda Beko, avviene quello che il segretario della Cgil Siena, Alice D’Ercole, definisce «una bomba sociale». L’azienda farmaceutica Gsk ha comunicato ai sindacati un piano di esuberi che coinvolgerà 270 persone. Uscite volontarie, assicura l’azienda, da attuarsi in due anni e con tutta una serie di incentivi e percorsi dedicati, anche la possibilità di essere riassorbiti negli altri siti italiani del gruppo. “Ma se non ci fossero tutti questi volontari? Procederanno con i licenziamenti?” il sindacato solleva dei dubbi.
“A livello di gruppo fatturano 35 miliardi di euro e la dirigenza a marzo ci aveva detto che nel 2023,negli stabilimenti tra Siena e Rosia, il fatturato si aggirava sui 400 milioni di euro”, ha sottolineato la sindacalista. Non ci sarebbe quindi una crisi economica dietro l’angolo, l’azienda spiega che si tratterebbe invece della volontà di «accrescere ulteriormente la competitività dello stabilimento e confermare la sua strategicità all’interno del network aziendale».La multinazionale farmaceutica Gsk attuerà un piano d’investimenti ed un programma di “evoluzione biennale” nella riorganizzazione del sito di Rosia (Siena) dove produce circa 60 milioni di dosi di vaccini l’anno per 57 Paesi. Il piano come riporta una nota è quello di investire” la volontà di investire circa 260 milioni di euro a Rosia entro il 2026 in infrastrutture ed impianti produttivi, in miglioramenti tecnologici – tra cui una nuova linea di infialamento che accrescerà la capacità del sito e potenzialmente attrarre nuovi prodotti – e in sostenibilità ambientale – un nuovo parco fotovoltaico”
Verrà in meno in ogni caso il 14% dell’attuale forza lavoro: a Rosia dovrebbero restare circa 1.500 lavoratori. Non saranno interessate solo le figure vicine alla pensione, a ogni dipendente sarà concessa la via di uscita. Tuttavia, gli indizi porterebbero soprattutto a profili di fascia alta, con un evidente risparmio sul personale. Da Gsk filtra la convinzione che non ci saranno problemi a raggiungere i numeri indicati, scrivono di aver” individuato un percorso di revisione complessiva delle posizioni organizzative”, “i collaboratori che vorranno liberamente aderire al programma volontario ed incentivato – si legge nella nota – beneficeranno di un consistente pacchetto di misure economiche in linea con gli accordi sindacali sottoscritti” ma nel confronto con i sindacati non è stato specificato cosa succederà se quella soglia non dovesse arrivare. «Il timore che da volontario si trasformi in esubero vero e proprio» commenta la sindacalista intervistata dal Corriere Fiorentino, che non ha digerito neppure il modo di interfacciarsi dell’azienda: «A differenza del 2020 in cui ci fu un percorso di contrattazione, i numeri dei soggetti coinvolti peraltro era molto inferiori a questi, oggi siamo a una mera comunicazione. Per questo motivo noi chiediamo di vedere il piano industriale, chiediamo il confronto, il coinvolgimento delle istituzioni. Di fronte a una bomba sociale nel territorio non si può arrivare, far man bassa sul lavoro e andare via».