Lo rende noto il sindacato Filcams Cgil di Firenze, che ha patrocinato la causa legale. Il tutto, spiega il sindacato, nasce dalla decisione dell’azienda “Barbagli di cambiare ai propri lavoratori il contratto di lavoro collettivo nazionale del commercio, con un contratto minore che la Filcams Cgil definisce come ‘pirata’ e che riconosce meno salario e diritti”. “Non applichiamo contratti pirata, ma quelli firmati dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. I nostri dipendenti hanno anche un contratto integrativo frmato dalla UIL”, replica Barbagli SRL che aggiunge: “contro di noi accuse ingiuste”.
Il tribunale di Firenze ha infatti condannato l’azienda fiorentina Barbagli, che svolge attività di lettura dei contatori dell’acqua e del gas, “ad applicare i contratti collettivi comparativamente più rappresentativi e a pagare le differenze retributive ai lavoratori che avevano fatto causa”.
Per Filcams Cgil Firenze si tratta di “una causa non soltanto di principio, ma che restituisce soldi e diritti ai lavoratori, contro le applicazioni di contratti minori nazionali, le cui finalità consistono solo e soltanto nel ridurre diritti e salario ai lavoratori. Una sentenza storica, che segna che negli appalti pubblici le aziende committenti non possono non controllare cosa fanno le aziende in appalto”.
“Apprendiamo che la Cgil ha attaccato la nostra azienda dichiarando che applichiamo ai nostri dipendenti contratti di lavoro “pirata” approvati da “sindacati gialli”. Nessuna accusa risulta essere più infondata ed è anche diffamatoria nei confronti della nostra aziende e ne lede la reputazione di azienda seria”, replica in una nota la società Barbagli che precisa “la causa di cui alla sentenza di fine gennaio 2020 (Tribunale Firenze) è relativa ad una rivendicazione salariale per differenza di livello di un singolo lavoratore in relazione all’interpretazione della mansione affidata. Gli effetti della sentenza, peraltro non definitiva e che sarà impugnata, si esplicheranno, eventualmente, solo su quel lavoratore. Peraltro ci domandiamo se possa essere definito “pirata” un CCNL che aveva gli stessi livelli retributivi del contratto collettivo sottoscritto da CGIL, CISL e UIL che l’azienda applica in tutta Italia da ottobre 2019 e che in precedenza comunque veniva applicato in varie regioni a fronte di accordi territoriali con la stessa CGIL. Barbagli ha poi sottoscritto con la UIL del settore un contratto integrativo migliorativo delle condizioni del CCNL; data la rilevanza nazionale dell’azienda è tuttora aperto un tavolo di confronto con CGIL CISL e UIL di settore finalizzato alla sottoscrizione di un integrativo a livello nazionale. Ci domandiamo – conclude la nota dell’azienda – come un confronto sindacale, asseritamente teso a ricercare condizioni migliorative per i lavoratori, possa scadere al punto di ricorrere a mezzi scorretti e notizie false da parte di un singolo protagonista con l’unica conseguenza di danneggiare l’immagine aziendale”.