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IL CAFFE’ SCORRETTO 26 ottobre 2020 – Le domande non fatte e le risposte non date

Immagine comunicato stampa

La rubrica va in onda tutte le mattine alle 8.10 nella trasmissione 30 Minuti su Controradio. Per leggere ed ascoltare tutti i ‘caffè’ vai QUI

Per essere credibile la politica deve essere comprensibile. Sulla base di questo principio, la chiusura delle palestre, delle piscine, dei teatri, dei cinema e  delle sale da ballo prevista dall’ultimo DPCM risulta inesplicabile almeno  per un paio di motivi.

Il primo è che 7 giorni fa -non un mese o due- lo stesso presidente  Conte nella diretta televisiva -che per gli italiani oramai sta diventando una sorta di consuetudine del Week end alla stregua di domenica In-  aveva detto che per questi settori ci sarebbe stato un periodo di osservazione dopo il quale sarebbero state prese delle decisioni . Cosa è stato dunque osservato in questi 7 giorni di così terribile? Ci sono per caso evidenze di enormi, insormontabili, elusioni dei protocolli tali da giustificare la chiusura? Non ci è dato saperlo.

La seconda questione riguarda i numeri dei contagi: esiste uno studio scientifico che dimostri in maniera inoppugnabile come le sale di cultura e quelle del benessere fisico siano luoghi in cui si assiste ad una particolare proliferazione dei contagi? Nemmeno questo ci è dato sapere.

Come non è dato sapere perché prima delle 18 nei ristoranti è tutto sicuro e, alle stesse medesime condizioni, dopo quell’ora la sicurezza svanisce improvvisamente come la carrozza di Cenerentola.

Domande cui il Presidente del Consiglio, o i singoli ministri ridotti a ruolo ancillare, non hanno risposto. Anche perché di fatto, in una conferenza stampa surreale come tutte le precedenti, nessuno è stato in grado di chiedere almeno queste semplici cose.

Chiudere per chiudere insomma. Chiudere per fare qualcosa. Magari per nascondere quello che non si è fatto in otto mesi: non un  parola sui trasporti, non una sulla medicina territoriale o sulle RSA, ad esempio.

Chiudere e poi stiamo a vedere Non è quello che si chiede alla politica.

DG

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