Sabato 22 giugno, alle 18.00 sul palco del Caffè Letterario Le Murate potrete partecipare a una presentazione sui generis con Fabio Dell’Orfanello, autore che s’inventa la tecnica del romanzo in stereogrammi.
In programma per la sera alle 21.00, e in replica domenica alla solita ora, spettacolo teatrale firmato Underwear Theatre. Un’Antigone che sfrutta lo spazio evocativo della Murate coinvolgendo il pubblico nello spettacolo, quale spettatore e cittadino di Tebe. La tragedia di Sofocle sbarca alle murate nella regia di Filippo Frittelli, attore, regista e guida della compagnia.
h 18:00 Presentazione libro con Autore
STEREOGRAMMI DI VITE PARALLELE
Di Fabio Dell’Orfanello
Youcanprint Editore
Introduce l’Onorevole Rosa Maria Di Giorgi Membro della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione.
Presenta l’autore stesso “a tu per tu” con i partecipanti.
“Stereogrammi di vite parallele è il secondo lavoro di Fabio Dell’Orfanello. Come s’intuisce dal titolo, il libro narra le vicende di due donne unite da un unico comune denominatore:
Un libro. Come in uno stereogramma tridimensionale scorrono i destini dei protagonisti; alcune volte incrociati, alcune volte paralleli altre sovrapposti e infine riassunti in un’unica immagine: La storia! La storia si dipana rapida e voluttuosa. Dipinge la gioia dei primi successi, segna le amarezze delle sventure, tratteggia gli anni in cerca di una identità smarrita e rimarca gli errori commessi. La storia segna gli eventi e così alla terza dimensione se ne aggiunge un’altra: Il Tempo! Il tempo per riflettere, il tempo per meditare, il tempo per rilassarsi leggendo un libro. Un libro fine a se stesso, ma che non può fare a meno di quello precedente. Il tempo per scoprire ciò che è celato sotto l’altro racconto e che finalmente fornirà la verità a chi lo avrà nelle mani. Nient’altro può trapelare per volontà dell’autore stesso che tiene tanto alla suspense del suo racconto.”
Fabio Dell’Orfanello nasce a Lucca nel 1960. Orfano di padre fin dall’età adolescenziale, cresce a Pistoia, per trasferirsi nell’area fiorentina dove tuttora risiede e lavora. Autore di poesie e satire mai pubblicate, esordisce nel 2015 con il suo primo romanzo “Le mani sulla verità” (tradotto anche in lingua spagnola, LAS MANOS EN LA VERDAD). Prosegue con un simpatico ringraziamento ai suoi recensori e con un manualetto tra il serio e il faceto sulle auto ibride. Eclettico e fantasioso, l’autore porta in libreria questo secondo romanzo che, sotto un titolo apparentemente enigmatico, detta chiaramente la linea di giunzione tra le sue produzioni. Un raffinato esercizio di stile dal quale sembra essere uscito a testa alta.
SABATO 22 E DOMENICA 23 GIUGNO
h 21.00 Teatro
ANTIGONE
Regia di Filippo Frittelli
con
Cosma Barbafiera
Tatiana Carcereri
Michele Jommi
Andreas Melissaropoulos
Ettore Petrioli
Ludovica Rio
Giorgia Stornanti
Contro l’editto di Creonte, Antigone ha dato sepoltura al fratello Polinice, nemico della patria. La solitaria audacia della fanciulla, sprezzante dei consigli di prudenza della sorella Ismene, è giustificata da un’esigenza di pietas. Arrestata, sdegnosa d’una tardiva solidarietà d’Ismene, è rinchiusa in un antro sotterraneo da Creonte, incurante della collera del figlio Emone, innamorato di Antigone. Dopo minacciosi moniti dell’indovino Tiresia, la sgomenta resipiscenza del re non vale a impedire una triplice catastrofe: il suicidio di Antigone muove Emone ad un violento impeto d’ira contro il padre, poi contro di sé, e la madre Euridice, all’udire della morte del figlio si uccide. A Creonte annientato dal dolore non resta che disperarsi sui morti.
Antigone, ci spinge alla riflessione, è un’eroina ante litteram, responsabile, disposta a pagare fino in fondo il suo gesto carico di sentimento, consapevole delle conseguenze e degli accadimenti rivoluzionari futuri che ciò implica. Si muove secondo leggi umane, e così facendo rieleva la natura umana, la sospinge verso il divino, contro quella che è la fredda civilizzazione della legge, della città.
Lo spazio de Le Murate, ex Carcere di Firenze, diviene il luogo naturale per la prigionia di Antigone e l’esercizio del potere tirannico di Creonte. Le mura imponenti del complesso che richiamano all’ordine e alla severità del potere, sono l’ideale barriera su cui si abbatte l’invettiva di Antigone sorretta da uno spirito tenace facendo accumulare e accrescere, come ogni luogo di costrizione, il sentimento della ribellione.
Un mondo in cui il potere civile si stava consacrando viene messo in discussione da una giovane fanciulla con un gesto profondamente intimo. Quale rivoluzione più forte ci può essere di quella dettata dal sangue? Martire, eroina, un Cristo femminile, nella purezza del suo gesto, nella tragicità degli eventi consequenziali la sua morte, si rivela l’essere umano capace di tutta la sua umanità, un’umanità non più finalmente solo razionale che ha radice nei suoi istinti. Antigone con un atto sincero, semplice, diretto, e profondamente innocuo, scopre un nervo, getta via sistemi, istituzioni, regole e poteri. E tutto ciò è profondamente spaventevole, e tutto ciò è ancora profondamente vero.
Il pubblico sarà coinvolto come spettatore e cittadino di Tebe nella vicenda, la piazza interna de Le Murate diviene spazio per la messa in scena, aperto, senza soluzione di continuità fra palco e area delimitata dalle mura.
Più modernamente Antigone ricorda l’uomo solo, di oggi, esistenzialista, quasi Lo Straniero di Camus, capace di mettere in discussione il vivere umano ben organizzato con la sua intellettualità protetta, attraverso l’essenzialità del gesto non premeditato, impulsivo, necessario e dunque libero.
Antigone è libera, libera di morire – vorremmo pensare – è una storia, una tragedia, un rimedio purgativo per dirla con Nietzsche per i nostri mali, di cui non possiamo fare a meno.
Lo spettacolo nasce da un laboratorio svolto presso La Polveriera Spazio Comune.
Filippo Frittelli è un regista e attore fiorentino, indipendente, non finanziato, da oltre 15 anni insiste nel teatro contemporaneo. Basa la sua ricerca sul corpo come intelletto primario, sulla potenzialità del gesto e sul lavoro di composizione del gruppo come un richiamo ad istinti e rituali perduti. I suoi lavori sono stati rappresentati in rassegne e festival internazionali. Underwear Theatre, è un teatro senza orpelli, non povero, ma essenziale. Gli spettacoli divengono il frutto di un lavoro collettivo, laboratoriale, dove sono individuate le diverse competenze dei partecipanti e le possibili intersezioni dei linguaggi. Tutto avviene, prende forma si confeziona e poi muore, e tutto rimane, in movimento, in costante esplorazione e mutazione.