Sab 23 Nov 2024
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Le voci di Controradio per la ripartenza di Firenze (speciale archivio audio)

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Fase 2 voci dalla Firenze che riparte
Le voci di Controradio per la ripartenza di Firenze (speciale archivio audio)
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Oltre 50 interviste dal 20 aprile ad oggi, andate in onda nelle trasmissioni di informazione, senza soluzione di continuità. Controradio ha dato voce a Firenze tra lockdown e Fase 2 con testimonianze, racconti, spaccati della vita reale ai tempi del Covid 19.

Da quando è scattato l’obbligo di indossare le mascherine anche nel capoluogo toscano siamo scesi in strada e percorso vie, strade, vicoli alla ricerca dei suoni e dei silenzi della città. 2.653 erano i casi complessivi a Firenze in quel giorno (44 in più rispetto a quello precedente) e la Toscana si attestava all’11esimo posto della classifica nazionale con circa 228 casi per 100.000 abitanti.

Avevamo appena iniziato il trend discendente dopo il picco di terapie intensive e ricoveri della prima settimana di aprile ma ci attendeva la deflagrazione di panico ed annunciata apocalisse dell’ormai noto report del Comitato tecnico scientifico con il documento sui vari scenari a seconda delle possibili riaperture e il famoso numero dei 150 mila malati in terapia intensiva se vi fosse stata la ripartenza totale. Studio di fatto smentito ma che  altrettanto di fatto ha animato le scelte del Governo che tutti noi abbiamo vissuto e stiamo vivendo sulla nostra pelle sociale, economica, democratica. Erano ancora i tempi delle autocertificazioni degli spostamenti per necessità, salute, lavoro e dei bollettini quotidiani in diretta del capo della protezione civile Borrelli.

Così dopo le lunghe settimane di presidio radiofonico e informativo dove non abbiamo mai lasciato soli gli ascoltatori e le ascoltatrici pur subendo contraccolpi economici per l’assenza di pubblicità, dovendo riaprire il tesseramento straordinario del Controradio Club, reinventandoci in chiave digitale per fare rimanere viva la comunità culturale che da sempre ci contraddistingue e ad un mese dal quel sabato di Rock & Roll #acasatua che ha fatto ballare migliaia di voi al suono dei Ramones con video casalinghi indimenticabili, abbiamo deciso che era venuto il momento di tornare fuori. Per voi, per la radio, per Firenze.

Ci siamo detti senza esitazione che avremmo dovuto essere noi i vostri occhi, le vostre orecchie, le vostre gambe libere di circolare, muoversi e osservare una città inedita e storicamente unica. Una Firenze addormentata, vuota, silente. E provare a capire e ‘sentire’ da dove sarebbe ripartita, se con entusiasmo o terrore, se veracemente o solo in modo fittizio, se diversa o sempre la solita. Ci siamo detti che non potevamo non esserci e lo abbiamo iniziato a fare quasi in una sorta di riabilitazione fisica e psicologica.

Uscire, senza meta senza una conferenza stampa da seguire o un corteo da raccontare ma pronti a guardarla Firenze. Da cronisti di una quotidianità inedita per tutti. Il microfono con l’asta, prima pesante e difficile da gestire poi ricavata da un braccio per selfie. Mascherinati, igienizzati dopo ogni intervista, a piedi, in macchina (tra un’autocertificazione e l’altra), prima su strade deserte e poi sempre più animate.

Dall’Oltrarno senza movida più pulito ma più solo che poi è tornato prepotente ad assembrarsi, alle gincane per trovare le mascherine fra rifornimenti, code e pezze sotto al naso tra una telefonata e una sigaretta; dai souvenirs senza clienti agli Uffizi virtuali e poi contingentati; dai negozi di vicinato riscoperti nel lockdown alle consegne a domicilio da parte di volontari alle famiglie in stato di bisogno; dal silenzio assordante di piazza Signoria  all’aeroporto svuotato di se stesso, dalla crisi dei benzinai al boom dei biciclettai,  dall’assenza reclusa dei bambini all’onnipresenza dei cani ad ogni angolo, dai fiorai oasi di speranza alla riapertura attesa e colorata delle cartolerie; dai tassisti senza scopo ai nastri bianchi e rossi negli spazi gioco; dalle violenze nella convivenza forzata alla paura per strada da soli in una città fantasma anche nelle ore di punta; dai videoallenamenti nella casa palestra/ufficio/scuola ai continui controlli e passaggi di volanti.

E poi la Fase 2 che fa sentire i suoi primi rumori di fabbrica, di proteste distanziate per categorie dimenticate, di cantieri che riprendono, di ristoratori che ci provano, di bandoni che riaprono: quel benedetto caffé al bar, il buongiorno delle commesse, l’igienizzante per entrare in negozio, i banchi alle Cascine, le liste d’attesa ai parrucchieri e le estetiste h24. Persino i matrimoni, le giostre,  e i panini in via de’ Neri ripartono come uno schiaffo al virus.

Ma come la giri e la rigiri non è la solita Firenze. Un patrimonio di bellezza e storia che si richiude in se stesso come un fiore senza polline.  C’è chi la preferisce così, chi invece non ce la farà, chi ci prova col fiato corto, chi non sa da che parte rifarsi.  Un’occasione per  rinascere o falcidiare chi di flussi turistici ha vissuto fino ad ora… E se alla fine tornassero i turisti ma non ci fosse più nessuno in grado di accoglierli?

Entrando di fatto nella Fase 3 non ci sottrarremo dal raccontare tutto questo ben consapevoli che l’emergenza sociale, economica e culturale è tutt’altro che superata. Racconteremo degli spazi culturali e di divertimento che torneranno dal vivo e e speriamo che dal vivo, in presenza e in sicurezza potremo raccontare anche di una scuola che attuando la Costituzione faccia esercitare il sacrosanto diritto all’Istruzione agli studenti.

Con Fase 2 Voci dalla Firenze che riparte abbiamo voluto dare il nostro contributo alla storia, quotidiana ed epica al contempo, di questa città e ringraziamo a nome di tutta la radio chi ha condiviso con noi le sue testimonianze, difficoltà, paure e anche la voglia di farcela.

Chiara Brilli

Delle decine e decine di interviste raccolte ce n’è una che non dimenticherò mai: una signora anziana la cui unica uscita era andare a fare la spesa col figlio cassaintegrato col quale condivideva una casa senza balcone.

Covid o no la sua barca era e sarà sempre troppo piccola per le tempeste che verranno.

 

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