Mer 25 Dic 2024
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Legambiente, ampliamento aeroporto di Firenze scelta scellerata

Legambiente – “Mi auguro che” la nuova classe dirigente del Pd “riconsideri la scelta dell’aeroporto di Firenze, che è scellerata per il nostro territorio regionale. Non è mai troppo tardi per dire che si erano sbagliati”. Lo ha detto il presidente di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza, a margine della presentazione del dossier ‘Mal’Aria di città 2023’, in riferimento all’ampliamento dello scalo fiorentino.

In riferimento al report “la situazione rispetto ai trend decennali è leggermente in miglioramento. Ma ci sono tante situazioni critiche. Noi vogliamo pungolare le istituzioni alle proprie responsabilità, a decidere in fretta. È preoccupante e deludente l’azione del nostro governo che si sta cercando di opporre in Europa contro la decisione definitiva di mettere la parola fine alla produzione delle macchine a motore endotermico al 2035, non stiamo parlando di domani ma di tanti anni per mettersi in regola”. Per quanto riguarda Firenze, ha spiegato Ferruzza, “la rete tramviaria ha determinato un miglioramento graduale e netto delle quote di inquinamento. Ma basterebbe ora recuperare quel sedime ferroviario che permetterebbe di avere un trasporto su rotaia degno di una dimensione europea”. L’argomentazione Tav con la necessità di liberare i binari in superficie per i treni regionali, secondo Ferruzza, “è vecchia” mentre sullo scudo verde – il sistema del Comune per monitorare i veicoli in ingresso città – “la posizione è troppo prudente, ci vuole più coraggio a livello metropolitano”.

Per Legambiente, «La tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni. Il tasso medio annuale di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è, infatti, del solo 2% per il PM10 e del 3% per l’NO2. Le città più distanti dall’obiettivo previsto per il PM10, ad esempio, dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni cittadine tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni (periodo 2011 – 2021, dati Ecosistema Urbano), potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030. Città come Modena, Treviso, Vercelli potrebbero metterci oltre 30 anni. Anche per l’NO2 la situazione è analoga e una città come Catania potrebbe metterci più di 40 anni».