“E’ troppo facile chiedere scusa. Noi oggi dobbiamo avere la forza di non obbedire mai, di non obnubilare mai la mente per cedere a nuove inique ragioni, di Stato, di corporazione, di carriera, di quieto vivere, di indulgenza reciproca”. Lo ha detto il rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, a nome del mondo accademico italiano alla cerimonia delle scuse promossa oggi a Pisa a 80 anni dall’entrata in vigore delle leggi razziali che espulsero migliaia di ebrei dagli atenei italiani.
Alla cerimonia hanno assistito decine di rettori del mondo accademico italiano, le autorità civili e i rappresentanti della comunità ebraica. Il Comune di Pisa è giunto in ritardo e il posto riservato al sindaco Michele Conti è stato a lungo vuoto: è stato occupato solo quando la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, stava concludendo il suo intervento dal vicesindaco Raffaella Bonsangue che ha poi abbandonato il cortile de La Sapienza subito dopo la fine della cerimonia.
“La moralità degli studenti e dei docenti che allora subirono l”ingiustizia – ha aggiunto Mancarella – ci guidi nel ricordo, nella riparazione, nella ricostruzione delle virtù civiche oggi necessarie alla resistenza contro tutte le discriminazioni, anche quelle del nostro tempo perché intravedo nubi preoccupanti in Italia e in Europa, ma direi in tutto il mondo. Noi non dobbiamo obbedire mai più a ciechi intendimenti che calpestino la ragione e annullino la dignità dell’uomo”. Infine, il rettore dell’Ateneo pisano, rivolgendosi ai rappresentanti delle comunità ebraiche italiane presenti alla cerimonia, ha concluso: “Spettava quindi a noi risarcire? Non so dirlo. C’è una cosa di cui ho certezza: noi siamo quelli venuti dopo coloro che, accecati, fecero del male alle vostre madri e ai vostri padri, ed è per questo che sentivamo di dovervi questo riconoscimento”.