Firenze, “Il nostro impegno deve essere rivolto a rinsaldare una volta di piĂą un legame ideale tra chi ha vissuto il dramma delle stragi e chi oggi custodisce la memoria dei valori di libertĂ e democrazia”. Così Dario Nardella, sindaco di Firenze, ha aperto oggi la cerimonia pubblica per i 77 anni dalla Liberazione della cittĂ , l’11 agosto 1944.
Quest’anno hanno partecipato alla cerimonia per la Liberazione, anche quattro sindaci di comuni teatro di stragi nazifasciste: Cavriglia (Leonardo Degl’Innocenti), Marzabotto (Valentina Cuppi), Monsummano Terme (Simona De Caro), Stazzema (Maurizio Verona).
“Li ringrazio per aver accettato il mio invito – ha detto Nardella, sull’Arengario davanti a Palazzo Vecchio – ed essere presenti e portare una testimonianza delle immani tragedie che la ritirata del regime nazifascista ha provocato nei nostri territori. E’ nostro dovere, infatti, ricordare con sempre piĂą forza ciò che è stato quel regime, cosa ha rappresentato per le tante vittime innocenti e cosa ha lasciato il suo passaggio”.
Vania Bagni, presidente di Anpi Firenze, ha annunciato che stamani una delegazione Anpi è andata al cimitero di Trespiano per deporre fuori sulle tombe dei partigiani “che lottarono – ha sottolineato – per il ritorno della libertĂ in questa cittĂ . PerchĂ© solo ricordando chi siamo stati e cosa abbiamo sofferto possiamo proseguire sulla strada della democrazia e dell’unitĂ nazionale”.
Fra i presenti alle celebrazioni, anche il vicepresidente del Csm David Ermini e il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.
Il Pegaso, simbolo della Regione Toscana, “il cavallo alato segno di libertĂ , di dinamismo, di sguardo verso il futuro”, simboleggia “quello che dobbiamo prendere” a esempio come “segno di una ripartenza dopo la terribile emergenza sanitaria che abbiamo vissuto – ha detto Eugenio Giani, ed ha poi ricordato che il simbolo del Pegaso fu utilizzato “dal presidente del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, un grande intellettuale che si era impegnato nell’azione partigiana, Carlo Ludovico Ragghianti, come simbolo del comitato nella presa del potere che dagli Alleati veniva a loro consegnato, dopo la caduta della dittatura fascista”.