Il Comune di Livorno ha citato a giudizio l’ex sindaco del Pd, Alessandro Cosimi, per due lettere a garanzia di un mutuo da 14,5 milioni riguardanti un’operazione finanziaria effettuata nel 2005 ma che non comparirebbero negli atti dell’amministrazione. “Abbiamo agito solo nell’interesse del Comune e dell’azienda” ribatte Cosimi
Tra il 2005 e il 2006 – spiegano oggi in una nota dal Comune – l’allora “sindaco di Livorno Cosimi ha firmato due lettere di patronage a garanzia di un mutuo da 15 milioni di euro, contratto da Aamps con il Banco Popolare di San Geminiano e San Prospero, facente parte del Banco Popolare di Verona e Novara, poi confluito nel gruppo Credem”. “E lo ha fatto – si sottolinea nel comunicato – senza che il Consiglio comunale ne fosse informato, come prevede la normativa”. Il Comune chiede i danni a Cosimi con una causa civile. Proprio in forza di quelle due lettere, viene ancora ricostruito, il 30 novembre 2018 la banca ha citato in giudizio il Comune di Livorno chiedendo il riconoscimento di 817.121 euro, pari al 16% dell’intero importo mutuato non garantito dal piano di concordato in cui, nel frattempo, è finita l’azienda municipalizzata dei rifiuti. Una richiesta cui il Comune si è opposto con decisione, ritenendo nulle le due lettere di patronage che non risultano agli atti dell’amministrazione, né sono mai state iscritte a bilancio. “Per questo motivo – si conclude nella nota – l’amministrazione comunale, a salvaguardia dei soldi dei cittadini, ha deciso di chiamare in causa, citandolo in giudizio, l’ex sindaco Cosimi che firmò le due lettere in modo completamente avulso da ogni procedura amministrativa”.
“Quando ci siamo insediati avevamo detto che avremmo aperto i cassetti della pubblica amministrazione per far emergere tutte le operazioni poco trasparenti. In questo caso però si erano portati via persino il cassetto” ha detto il sindaco di Livorno Filippo Nogarin (M5s) commentando la citazione in tribunale dell’ex sindaco Alessandro Cosimi
“Non solo queste lettere di patronage firmate dall’ex sindaco non sono mai state autorizzate dal consiglio comunale così come prevede la legge, e dunque di fatto non hanno alcun valore – prosegue Nogarin – Non solo non sono mai stati iscritti questi 14,5 milioni di euro a bilancio, così come avrebbe dovuto essere. Ma in tutto il Comune non c’è traccia degli originali di queste lettere, nonostante risultino protocollate. Noi siamo venuti a conoscenza della loro esistenza solo perché ce le ha fornite la banca. Che poi ci ha fatto causa”.
“Ma c’è di più – ricostruito ancora il sindaco dei 5Stelle -.Depositato in tribunale abbiamo trovato un documento firmato dall’allora segretario generale supplente Massimo Chimenti, che certifica la validità dell’operazione. Sei giorni più tardi lo stesso Chimenti firmerà il contratto di stipula del mutuo con la banca, ma stavolta nel ruolo di amministratore delegato di Aamps”. “Questa – conclude Nogarin – è una vicenda molto triste e poco chiara, con i cittadini di Livorno chiamati a farsi garanti di un prestito di 14,5 milioni a loro insaputa. Una potenziale ricapitalizzazione mascherata che avrebbe dovuto essere approvata dal Consiglio comunale. Se non avessimo scelto la strada del concordato questa vicenda non sarebbe nemmeno venuta a galla e il Comune si sarebbe trovato a dover far fronte a questa spesa enorme”.
“Abbiamo agito solo nell’interesse del Comune e dell’azienda: eravamo soci al 100% di Aamps e per questo abbiamo preso l’impegno di supportare la nostra azienda”.
Così la replica dell’ex sindaco di Livorno Alessandro Cosimi, del Pd, avendo appreso di esser stato citato in tribunale.
“Come Comune prendemmo l’impegno di supportare la nostra azienda partecipata – ha ribadito Cosimi – ma non certo di far pagare ratei del mutuo” da parte del Comune stesso. “Quindi – conclude – non ci sono stati impegni diretti da parte dell’amministrazione comunale. Sono questioni comunque per le quali si risponde in sede di tribunale civile e non certo in una conferenza stampa”.