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Livorno, Prefettura: intervento Polizia a liceo Enriques chiesto dal preside

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Il comunicato della prefettura  dopo la nota della CGIL in merito all’intevento delle forze dell’ordine al liceo scientifico Enriques di Livorno dove era in corso una  protesta studentesca

La presenza delle pattuglie all’esterno del liceo Enriques  è stata richiesta dal dirigente scolastico preoccupato per il permanere all’interno dell’edificio, oltre l’orario di chiusura, di oltre duecento studenti con conseguenti rischi anche per la loro incolumità dal punto di vista sanitario. lo chiarisce oggi un comuncato della prefettura di Livorno,

Gli studenti, si legge nella precisazione della Prefettura, dopo un colloquio sereno con lo stesso dirigente scolastico e i funzionari di polizia, hanno spontaneamente lasciato il plesso scolastico, defluendo all’esterno in maniera ordinata e nella massima tranquillità. Tutto ciò è avvenuto a valle di momenti di confronto tra gli studenti e le istituzioni locali attuati in questa settimana di autogestione, e, da ultimo, quello svoltosi nella mattinata di ieri presso la scuola ‘Cecioni’, nel quale il prefetto, il presidente della Provincia, il dirigente scolastico provinciale e il questore hanno incontrato le rappresentanze studentesche e i delegati di assemblea delle scuole del capoluogo interessate dalla mobilitazione. Le motivazioni dell’iniziativa studentesca sono quindi state rappresentate dal prefetto in una lettera indirizzata al ministro dell’Istruzione.

“L’azione delle forze dell’ordine, intervenute per evacuare gli studenti del liceo Enriques che stavano portando avanti la loro lotta contro le mancanze istituzionali e le decisioni ministeriali degli ultimi giorni, è molto grave”. Così, invece ieri in una nota, Licia Mataresi, segretaria generale Flc-Cgil provincia di Livorno e Fabrizio Zannotti, segretario generale Cgil provincia di Livorno. Intanto dalla questura fanno sapere che i ragazzi sono stati invitati a uscire dalla scuola al termine dell’assemblea, cosa accaduta senza nessun tipo di problematica.

“La presa di coscienza degli studenti rispetto alla realtà che stanno vivendo è la parte positiva degli ultimi due anni dove la didattica digitale integrata e il distanziamento ha prevalso su una situazione scolastica che da più parti è stata denunciata – proseguono Mataresi e Zannotti -. I temi che si stanno discutendo negli istituti superiori in autogestione, insieme anche ai protagonisti della politica e del sindacato, riguardano il futuro dei giovani. La discussione in atto e la riappropriazione degli spazi di condivisione tra pari sono lo strumento per la ricostruzione di una partecipazione attiva che vuole migliorare da un lato la didattica e dall’altro l’entrata nel mondo del lavoro con la garanzia di una stabilità e di una sicurezza che ancora oggi sembrano una meta lontana. La denuncia della mancanza di spazi didattici e di laboratori, l’affollamento nelle aule e la precarietà dei docenti sono vissuti dai ragazzi/e come una mancanza di attenzione nei loro confronti”.

“L’occupazione della scuola è una forma di protesta che a fine anni Sessanta ha fatto emergere problematiche ignorate dalla gran parte della popolazione – concludono -. La protesta di questi giorni dei nostri studenti ha lo stesso fine: aprire un dialogo con la politica per risolvere i problemi ignorati. L’arrivo di numerosi agenti di polizia ha creato una spaccatura con chi vuole una società con più cultura e meno morti sul lavoro”.

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