Trovato morto nelle acque livornesi. Con questo salgono a 35 i cetacei rinvenuti senza vita nel 2019. Si tratta dell’ennesimo esemplare della specie Tursiops truncatus, piĂą generalmente Tursiope, o ancora ‘delfino dal naso a bottiglia’.
Anche in questo caso,il 18/o dall’inizio di luglio in Toscana, sul posto si sono recati gli operatori di Arpat che, assieme a veterinari delle universitĂ senese e pisana, hanno svolto gli accertamenti del caso. Con il forte picco di spiaggiamenti del mese di luglio si è messo in moto un sistema di ricerca tra le universitĂ di Siena e Pisa, nel tentativo di capire quali sono le cause di queste improbabili coincidenze.
L’ultimo delfino trovato morto in Toscana risale al 2 agosto, quando a San Rossore (Pisa, esemplare della stessa specie di quello odierno ma in quel caso trovato sulla spiaggia del litorale pisano. Sul finire di luglio un esemplare era stato sottratto alla famiglia che ne proteggeva il corpo, privo di vita, nuotando nell’acqua attorno a lui.
Nei giorni scorsi l’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni ha reso noto che in base alle autopsie condotte su 8 delfini che si sono spiaggiati in Toscana negli ultimi mesi, 7 presentavano lo stomaco completamente vuoto, come se qualche patologia li avesse indeboliti al punto da non riuscire a nutrirsi e, di conseguenza, morire.
Letizia Marsili, docente di Ecologia all’UniversitĂ di Siena e responsabile per le tre universitĂ regionali dell’Osservatorio Toscano della BiodiversitĂ , in un’intervista rilasciata al quotidiano “La Nazione Siena”, spiega che sta svoltgendo analisi tossicologiche suglui esemplari per capire il filo rosso di tutte queste morti. “Possiamo giĂ dire – si legge sul quotidiano – che gli alti livelli di contaminanti abbassano le difese immunitarie di questi animali e li espongono a una maggiore virulenza di certe patologie”.
“Tutto lascia pensare a un problema che riguarda la specie, ma prima dobbiamo concludere le indagini” spiega la docente di Ecologia che lancia comunque un avviso su come “la prima cosa da fare è chiamare il 1530, sarĂ poi la Capitaneria a interessare chi deve intervenire, ovvero i responsabili dell’Osservatorio Toscano della BiodiversitĂ . Per il resto – conclude la professoressa –, è meglio evitare contatti ravvicinati con questi animali, perchĂ© se hanno patologie di qualche tipo possono trasmetterle all’uomo. E ci sono anche patologie molto pericolose. Per cui, massima cautela”
Lo scorso anno sono stati trovati spiaggiati in Toscana 23 cetacei di cui 20 delfini, mentre nel 2017 furono 48 di cui 41 delfini.