Sabato 11 settembre, ore 21, sul sagrato della Basilica di Santo Spirito, si terrà un talk show sul libro ‘Lo shock di Firenze, la vera pandemia di una città e quattro vaccini + 1 per affrontarla’ di Franco Camarlinghi, Marcello Mancini, Stefano Fabbri, Massimo T.Mazza e Leonardo Tozzi.
Il libro, con varietà di analisi e punti di vista, si spiega in una nota, rilegge la storia di Firenze dal dopoguerra ad oggi focalizzando il peso crescente che il turismo di massa ha finito per assumere nell’economia, ma soprattutto nell’idea stessa che la città ufficiale comunica di se stessa, fino agli esiti drammatici che la pandemia ha rivelato e provocato. Un tema politico e culturale di grande attualità, centrale nella discussione pubblica sul futuro di Firenze, che questo libro vuole contribuire ad affrontare e approfondire per aiutare una ripresa consapevole e sostenibile dell’economia e della vita della nostra città. Firenze con la pandemia si è scoperta improvvisamente deserta, orfana di milioni di turisti.
A condurre il talk show la vicedirettrice del Tg5 Cesara Buonamici. Interverranno con gli autori, il sindaco di Firenze Dario Nardella e il priore della Basilica di Santo Spirito padre Giuseppe Pagano.
Lo svuotamento del centro storico, dicono gli autori, era cominicato molto prima, a causa di scelte politiche e urbanistiche sulla mobilità in città molto criticabili che ne hanno progressivamente allontanato le funzioni pubbliche e le attività produttive e artigianali e reso sempre più difficile la residenza, incentivando oltre ogni limite il fenomeno degli affitti turistici e dei commerci monotematici spesso di scarso livello. Forse è giunto il momento di una grande inversione a U per riportare alla vita sociale, produttiva e residenziale il cuore urbano della città. Forse è giunto il momento di rileggere la dimensione economica effettiva della nostra città, anche per non saltare sulla sedia quando si scopre che il primo licenziamento di massa post-pandemia avviene proprio nella Città metropolitana di Firenze, a Campi, rivelando che il nostro tessuto economico è assai più plurale di quanto si crede e si racconta e che proprio da questo dato si può e si deve ripartire per una nuova visione del nostro futuro. Se non ora, quando?