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🎧 Omicidio Maati, oggi i funerali. Gli indagati: “Non siamo stati noi”

Oggi, a Certaldo, i funerali di Maati Moubakir, il ragazzo ucciso accoltellato il 29 dicembre a Campi Bisenzio. Proseguono intanto le indagini: ieri si è tenuta l’udienza di di convalida e gli interrogatori di garanzia dei tre giovani arrestati con l’accusa di omicidio volontario. La Procura ha disposto per il 16 e il 17 gennaio gli accertamenti sui cellulari degli indagati, per i quali i relativi difensori non hanno ancora chiesto revoca della misura cautelare. 

Il dolore. È questo l’unico capitolo da leggere nella storia di Maati Moubakir, il cui feretro è arrivato due giorni fa nella cappella presso il cimitero della Misericordia di Certaldo per la camera ardente. E’ stato un flusso interminabile di parenti, amici, cittadini, arrivati per l’ultimo saluto al giovane, al quale oggi il Sindaco del paese, Giovanni Campatelli, dedica il lutto cittadino. Le bandiere listate di nero fanno da sfondo al corteo che stamani è partito dalla cappella per raggiungere la Propositura di San Tommaso in Piazza Boccaccio, dove si è tenuta la cerimonia funebre.

I passi hanno scandito liturgicamente queste ultime ore nelle quali, da un’altra parte, si ascoltano invece le parole che i tre fermati per l’omicidio di Maati hanno rilasciato davanti al giudice Angela Fantechi. Denis Mehmeti, 20 anni, Francesco Pratesi, 18, e Ismail Arouzi, 22, negano una responsabilità diretta nell’accaduto.

“Non stato io”, è quanto risuona insieme al rimorso da parte del fiorentino Pratesi. Dichiara di essere salito sul mezzo per individuare il gruppo di giovani di cui avrebbe fatto parte anche Maati, braccati perché colpevoli di aver infastidito delle ragazze in discoteca. La mano omicida, ripete il ragazzo in udienza, non è la sua, suo però è il “senso di colpa che non lo lascia dormire o mangiare” e che lo ha portato a costituirsi spontaneamente il 2 gennaio.

Nessuna ammissione di colpevolezza neppure da parte di Mehmenti, se non quella, riferisce il suo avvocato, di aver colpito Moubakir con due pugni. Avrebbe dovuto chiedere aiuto alle forze dell’ordine, ammette. Stessa linea difensiva per Arouizi: reo di aver aggredito il giovane con il casco, ma al momento dell’aggressione letale sarebbe stato già lontano. Per ora i tre indagati rimangono detenuti nel carcere di Sollicciano. 

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