Il nostro territorio ha gli anticorpi per contrastare molte attività illegali, non è facilmente aggredibile. Tuttavia, c’è un dato non trascurabile e sono gli oltre 10 miliardi miliardi di economia sommersa che è l’area privilegiata delle mafie in Toscana. È quanto emerge dal rapporto 2023 su illegalità e criminalità organizzata presentato questa mattina da Irpet, Regione Toscana e dalla Procura di Firenze.
C’è un’altra economia in Toscana, è quella connessa alle attività illegali e vale 1,2 miliardi di euro. Se a questi sommiamo gli oltre dieci miliardi del sommerso otteniamo 11,3 miliardi che sono il valore complessivo dell’attività non osservata in Toscana. Un dato non trascurabile che rappresenta l’ 11,7 % del PIL toscano, e soprattutto ci dice che il nostro territorio si conferma una delle aree privilegiate delle mafie per reati di riciclaggio e, più in generale, per la realizzazione di reati economici finanziari su larga scala. Lo evidenzia il rapporto 2023 curato da IRPET su fonti DIA e che la Regione mette a disposizione. “L’attrattività della Toscana non è tanto dal punto di vista del controllo del territorio -, sottolinea il Procuratore di Firenze Filippo Spiezia – quanto della gestione degli affari illeciti da parte di mafie transnazionali, in primis quelle cinesi e albanesi”. In Toscana “c’è una criminalità organizzata che quando decide di investire i propri proventi illeciti, evidentemente usa modalità diverse rispetto a quelle che vengono messe in campo nei territori di provenienza”. Questo modo di procedere “deve avere anche delle implicazioni dal punto di vista del law enforcement, dell’autorità di contrasto, cioè di aumentare la capacità di intercettare sul territorio tutti quei segnali che sono indici della presenza e della infiltrazione del crimine organizzato nell’economia”. Il procuratore ha definito il rapporto Irpet “molto utile” perché “nella misura in cui evidenzia un dato di sommerso che è molto importante, parliamo di oltre 10 miliardi di euro, costituisce uno stimolo importantissimo per approfondire le nostre capacità di emersione di questo sommerso, che non riguardano soltanto gli aspetti di violazione delle norme che presidiano l’economia, ma anche dei risvolti penali”. Una realtà fatta di luci e ombre, dunque, dove il sommerso, componente fondamentale della filiera criminale, “movimenta risorse – fa notare Nicola Sciclone, direttore IRPET – che potremmo dedicare alla spesa pubblica, alle prestazioni, in una parola ai diritti dei cittadini, almeno tre miliardi di risorse aggiuntive perse per far fronte ai bisogni del territorio”. Che emerge, invece, come caso critico nel reato di contraffazione e di riciclaggio in una geografia che unisce Firenze, Grosseto e Livorno. Il rischio corruzione attraversa anche il PNRR che, con la sua mole di procedure burocratiche, può comportare una maggiore permeabilità da parte della mafia. Inoltre, c’è il lavoro irregolare, che è pari al 3,7% del valore aggiunto regionale e molto si concentra nel distretto pratese.