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Manifesta 12 ovvero Il Giardino Planetario. Coltivare la Coesistenza.

E’ arrivata Manifesta 12, la biennale nomade di arte e cultura contemporanea, che quest’anno ha scelto Palermo per la sua nuova reincarnazione. Palermo è anche capitale italiana della cultura per il 2018, e questo cortocircuito ha scatenato tantissime energie in tutta la città. Ma andiamo con ordine.

Manifesta è stata fondata dalla storica dell’arte olandese Hedwig Fijen nel 1993 come piattaforma interdisciplinare che utilizza la cultura per esplorare i temi e i cambiamenti sociali in Europa. E si tratta di una biennale “nomade” perché avviene ogni due anni in una città diversa. Partita da Rotterdam con la prima edizione del 1996, è passata poi dal Lussemburgo alla Slovenia, la Germania, la Spagna, Cipro, l’Italia (in Trentino, nel 2008), poi dalla Spagna ancora una volta, Belgio, Russia, Svizzera… e adesso Manifesta 12 si materializza a Palermo.

A Palermo Manifesta12 ha inaugurato il 16 giugno e rimane aperta fino al 4 novembre. Occupa 20 sedi diverse della città e presenta lavori di circa 50 artisti e collettivi. Si tratta di un “sistema diffuso” di mostre, tra installazioni, video, performance, interventi urbani e progetti letterari, che sono stati raggruppati sotto il titolo-ombrello di Il Giardino Planetario. Coltivare la Coesistenza.

Questa edizione di Manifesta, la dodicesima appunto, è un progetto curato da Bregtje van der Haak, giornalista e film maker olandese, Andrés Jaque, architetto e ricercatore spagnolo, Ippolito Pestellini Laparelli, architetto siculo di nascita e oggi partner del celeberrimo studio di architettura OMA di Rotterdam, e da Mirjam Varadinis, curatrice svizzera di arti visive. Un “cast” di tutto rispetto e soprattutto di respiro pan-europeo.

L’idea alla radice (appunto) di Il Giardino Planetario. Coltivare la Coesistenza è stata ispirata da un quadro del 1875, la Veduta di Palermo del paesaggista siciliano Francesco Lojacono, esposto alla Galleria d’ Arte Moderna di Palermo.

Come mai? Il fatto è che in questo bel quadro che sembra una semplice veduta romantica nessuno degli elementi naturali raffigurati è in realtà indigeno dell’isola… Gli alberi d’ulivo provengono dall’Asia, il pioppo tremulo arriva dal Medio Oriente, l’eucalipto dall’Australia, il fico d’India dal Messico, il nespolo dal Giappone. Persino gli alberi di agrumi, considerati così tipici della Sicilia, sono stati introdotti dalla dominazione araba.

E guarda caso a Palermo si trova uno straordinario giardino botanico, che fu fondato nel 1779 come laboratorio in cui coltivare, studiare, sperimentare e mescolare le diverse specie. Proprio questo luogo è adesso diventato metafora e principale ispirazione di Manifesta 12, che prendendo spunto dalle teorie del filosofo contemporaneo Gilles Clément ha scelto di sviluppare l’idea di “giardino” come metafora di una ricerca di aggregazione delle differenze, con lo scopo di generare vita da tutti i movimenti e flussi migratori.

Bellissimo, vero? Proprio una metafora straordinaria e molto calzante della nostra società,  e soprattutto della società siciliana e palermitana in particolar modo, da sempre centro e crogiolo di sincretismo culturale.

Ecco gli elementi guida di Manifesta12. Alla luce di queste note non sarà una sorpresa scoprire che la biennale nomade ha scelto di confrontarsi con le questioni più attuali e problematiche della nostra società: il che vuol dire soprattutto mobilità internazionale e flussi migratori.

Margherita Abbozzo (continua, 1)

Tutte le foto sono prese online. I credits per quest’ultima sono: Ballarò, Palermo © Manifesta 12 Photo by Minimum Studio. Murales di Gio Pistone (in basso) e di Mangiatori di Patate (in alto).

www.manifesta12.org

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