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Marina Abramovic a Firenze: The Cleaner

Marina Abramovic è un’artista fa-vo-lo-sa. Arriva tra poco a Firenze con la nuova mostra The Cleaner, che aprirà a Palazzo Strozzi il 21 settembre, proprio mentre a Firenze scoppiano le mille iniziative del festival L’Eredità delle Donne, come abbiamo già scritto qui e qui.

Per apprezzare al meglio la mostra ecco una breve introduzione alla vita e alle opere della grande Marina Abramovic.

Marina Abramovic è un’artista serba. E’ nata a Belgrado nel 1946 ed è cresciuta nell’ Yugoslavia del maresciallo Tito. E’ figlia di due eroi partigiani e un suo zio è stato il patriarca della chiesa ortodossa serba. Ha studiato all’accademia di Belle Arti della sua città e poi a Zagabria, dedicandosi presto alla performance art, che insieme alla body art era in quegli anni una delle espressioni artistiche più nuove, vitali ed interessanti.

Ha esplorato con un coraggio e una intensità unici questa “arte immateriale basata sul tempo”, come ha scritto lei stessa nella sua biografia dalla quale traggo tutte le citazioni virgolettate, riuscendo a creare performances straordinarie. Che sono entrate nel mito perché spesso davvero magnifiche. E che riescono ad essere insieme molto personali e di valore universale.

Sin dagli inizi della sua carriera, dei quali parleremo ancora la prossima puntata, Marina Abramovic lavora testando i limiti della resistenza fisica del corpo e della mente, come anche la creazione di campi energetici e le dinamiche delle relazioni tra uomo e donna. Come ha fatto in celeberrime performance con l’uomo che è stato suo partner per 12 anni, il performer tedesco Ulay, (vero nome: Frank Uwe Laysiepen).

Insieme hanno creato lavori entrati nel canone dell’arte contemporanea, come Imponderabilia.  La performance si tenne per la prima volta alla Galleria comunale di Arte Moderna di Bologna nel giugno del 1977 (l’anno di radio Alice e degli Indiani metropolitani, per intendersi). Marina Abramovic e Ulay rimasero, nudi, per tutta la serata, nello strettissimo vano di una porta attraverso la quale i visitatori dovevano passare. Il pubblico  doveva passare “sgusciando in mezzo a noi – alcuni fronteggiando Ulay e altri fronteggiando me, tutti facendo espressioni molto significative mentre prendevano la difficile decisione”.

Un’altra loro performance famosissima è Rest Energy, del 1980, “la rappresentazione più estrema della fiducia”. Un lavoro molto toccante, immediatamente comprensibile da chiunque sia stato in una relazione amorosa e che non ha bisogno di tante spiegazioni…C’è solo da sapere che due microfoni amplificavano i battiti del cuore di Marina e Ulay. “I nostri cuori battevano sempre più veloci. La performance durava quattro minuti e venti secondi, che sembravano un’eternità. La tensione era insopportabile”.

Quando Marina e Ulay si sono poi lasciati hanno sancito la decisione con un’altra performance ancora una volta straordinaria: hanno percorso la Muraglia cinese a piedi. Tutta!

Ulay parte a ovest, dal Deserto dei Gobi. Marina a est, dal Mar Giallo. Fanno 2500 chilometri in novanta giorni. Quando si incontrano nel giugno del 1988 è la fine. Della performance The Lovers, e della loro storia d’amore.

Margherita Abbozzo  (1, continua)

La biografia di Marina Abramovic si intitola Attraversare i muri, Bompiani, 2018.

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