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Mario Sconcerti è morto, grande firma del giornalismo sportivo italiano, era nato a Firenze e aveva 74 anni

Mario Sconcerti

, ticeronSco riMaRoma, il giorno prima della finale dei Mondiali di Calcio in Qatar, mondiali che fino a pochi giorni fa aveva seguito e commentato, se ne è andato Mario Sconcerti, maestro del giornalismo italiano e attuale editorialista e prima firma del ‘Corriere della Sera’.

Con la morte di Mario Sconcerti, avvenuta a poche ore dalla scomparsa di Sinisa Mihajlovic, lo sport italiano è di nuovo in lutto, perdendo nel modo più inatteso un altro suo protagonista.

Sconcerti era in ospedale, ma ricoverato per accertamenti di routine al policlinico romano di Tor Vergata e la fine è arrivata improvvisa, tanto che lo stesso Corriere ha sottolineato che fino a ieri aveva dato il suo contributo di idee al giornale.

Mario Sconcerti aveva da poco compiuto 74 anni, nato nel 1948 a Firenze, dove oltre mezzo secolo fa aveva cominciato giovanissimo la professione al ‘Corriere dello Sport’, testata di cui divenne anche direttore nel 1995 dopo aver ricoperto per la prima volta tale incarico al Secolo XIX. Dal ciclismo al calcio, dalla Gazzetta dello Sport a Repubblica, dalla tv alla radio, Sconcerti è stato protagonista non solo del racconto dello sport, ma anche del commento e dell’esegesi.

Tanti temi e riflessioni, virate anche sulla filosofia e la politica, li aveva poi ampliati e approfonditi in una vasta produzione libraria, con opere come ‘La differenza di Totti, da Meazza a Roberto Baggio’, ‘Baggio vorrei che tu Cartesio e io…’ o ‘Storia del gol: Epoche, uomini e numeri dello sport più bello del mondo’.

La sua passione per il calcio, e per la Fiorentina in particolare, lo portarono anche ‘dall’altra parte della barricata’ quando nel gennaio 2001 gli fu affidato l’incarico di direttore generale della Cecchi Gori group, società che controllava il club viola.

Un’esperienza durata poco e conclusasi con le dimissioni motivate dallo stesso neo-dirigente per “visioni molto diverse sulla situazione della societa” col presidente Vittorio Cecchi Gori. Uno strappo che non cancellò i sentimenti per la squadra viola “la amo a prescindere”.

Forse il solo punto fermo in una carriera in continuo divenire e sempre ai più alti livelli. A Repubblica, arrivò nel 1979 e vi creò la redazione sportiva, lavorando insieme con Gianni Brera e Gianni Mura, ma anni dopo, nel 1987, lasciò il giornale di Eugenio Scalfari per la Gazzetta dello Sport, dove fu vicedirettore di Candido Cannavò.

Quindi la prima esperienza da direttore al Secolo e poi i sei anni alla guida del Corriere dello Sport. Dalla stampa alla tv, dove cominciò a lavorare nei primi anni Duemila, Sconcerti seppe diventare in breve un punto di rifermento.

Oltre un decennio a Sky Sport e quindi il passaggio alla Rai nel 2016 e di seguito a Mediaset, sempre ‘bucando’ lo schermo con i suoi racconti, le sue disamine e la sua autorevolezza. “Sei l’unico che seguo, l’unico che non dice cavolate”, gli disse qualche anno fa il patron del Napoli, Aurelio De Laurentis, tra i primi – dei tantissimi – a esprimere il proprio cordoglio.

Le reazioni alla morte di Mario Sconcerti

“Tutta la Fiorentina si unisce al dolore per la scomparsa di Mario Sconcerti, una delle figure più importanti del giornalismo sportivo italiano e grande tifoso e appassionato di Fiorentina. Il club esprime le più sincere condoglianze alla Famiglia e a tutte le persone a lui vicine”.

“Se ne va una grande firma del giornalismo. Mario Sconcerti, fiorentino di caratura nazionale. I suoi commenti sui principali quotidiani e in tv hanno fatto scuola. Appassionato e talvolta polemico, ma sempre corretto e sagace, ci lascia un vuoto enorme”. Lo ha scritto su Twitter il sindaco di Firenze Dario Nardella.

“Con la scomparsa di Mario Sconcerti perdiamo una delle più autorevoli firme del giornalismo sportivo italiano. Un forte abbraccio e sentite condoglianze ai suoi cari, ai colleghi, ai suoi tanti appassionati lettori e ascoltatori”.Lo scrive in un tweet la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

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