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La storia di Martina ai microfoni di Chiara Brilli: dalla disperazione alla forza di cambiare. Dopo un anno dall’apertura del suo bar in piena pandemia, siamo tornati a intervistarla.
Acquistò il bar esattamente un anno fa, il 1 aprile 2020 in pieno Lockdown. Un cambio di vita e di lavoro, un tuffo nel vuoto che l’ha portata a nuotare contro corrente, mentre molte realtà abbassavano le saracinesche, e nonostante tutte le difficoltà dell’emergenza sanitaria prima, della gestione della pandemia poi, tra restrizioni, false ripartenze e ondate del Covid. Ma Martina, titolare di un bar tra Piazza Santo Spirito e Piazza Pitti a Firenze, non si è data per vinta.
Un anno fa andammo ad intervistarla per raccogliere la testimonianza di questa avventura nata con le peggiori premesse congiunturali. Una storia che si intreccia al dramma della perdita di un familiare a Bergamo per coronavirus, al suo passato da genetista e al sogno di fare la ristoratrice.
Protagonista dunque a poco più di 40 anni di ‘una storia nella storia’ ci raccontava del come potevamo ripartire. Ed oggi, dopo un anno esatto, è ancora più convinta. “Se tornassi indietro lo rifarei. La mia è una sfida contro il Covid”.
“Sono convinta che essere partita in un momento così difficile mi abbia dato una spinta molto più forte rispetto a persone che già stavano lavorando ed hanno subito una sorta di sconfitta. La mia è una provocazione. Ogni restrizione in più, ho più voglia di fare.
– ci racconta mentre si sporge dai tavolini messi davanti all’ingresso del locale come una sorta di barriera e bancone al contempo – Certo, ho dovuto adattarmi a quello che mi veniva chiesto di fare, come ora lavorare sulla porta. Nonostante tutti i miei sforzi per abbellire il bar, la gente dentro ancora non lo ha mai vissuto”.
E sulle prospettive che intravede per se stessa e per una ripresa: “Non si capisce mai se possiamo immaginare un cambiamento e in quale direzione. dDa biologa spero nella bella stagione e dunque nell’abbassamento dell’incisività della virulenza poi alla lunga non mi sento di fare previsioni. Ma io sarò sempre qui. Non ho chiuso nemmeno un giorno, con le mani devastate dal freddo. E’ la mia sfida”.