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Mascherine, Calosi (Fiom Cgil Firenze): “le aziende metalmeccaniche provvedano a consegnarle a tutti i loro lavoratori”

“Un’eventuale ordinanza – dice Calosi- va a migliorare quanto previsto dal Protocollo del 14/03, e quindi sarà compito delle aziende procurarle per tutti i lavoratori che saranno chiamati a lavoro, in modo da poter lavorare tenendo la mascherina per tutto il turno”

In queste ore la Regione Toscana e il Presidente Rossi hanno comunicato l’intenzione di voler obbligare l’utilizzo delle mascherine, modello chirurgico, per le uscite fuori casa. “Giustamente afferma il segretario della Fiom CGIL di Firenze Daniele Calosi-  la Regione ha anche provveduto (o provvederà in questi giorni) a distribuirle, attraverso i comuni, ad ogni cittadino in un quantitativo minimo gratuito ed adeguato rispetto all’urgenza attualmente in corso. Però, visto che ogni giorno le imprese attraverso le loro associazioni datoriali, Confindustria in primis, chiedono in continuazione come un disco rotto di riaprire il prima possibile le attività, allora mi sembra naturale che se i cittadini dovranno muoversi con la mascherina non si possa pensare di non utilizzare la mascherina anche sui luoghi di lavoro”.

Per Calosi “un’eventuale ordinanza va a migliorare quanto previsto dal Protocollo del 14/03, e quindi sarà compito delle aziende procurarle per tutti i lavoratori che saranno chiamati a lavoro, in modo da poter lavorare tenendo la mascherina per tutto il turno. Non basta più il distanziamento sociale”.

In provincia di Firenze i metalmeccanici sono circa 30.000, “per farli lavorare tutti servono 150.000 mascherine la settimana, 600.000 al mese” precisa Calosi. Che sottolinea  ” aggiungeteci poi tutte le altre province toscane con gli altri lavoratori di tutti gli altri settori, esclusi ovviamente quelli sanitari che hanno altre protezioni, e capirete quante ne servono a regime. Ovviamente, da questi numeri sono esclusi quei lavoratori che lavorano in aziende dove le mascherine modello fp2 o fp3 erano già previste per il tipo di lavorazioni svolte, tipo quelle che producono polveri o vernici etc…, come disciplinato da Inail”.

“Quindi -conclude il segretario dlela FIOM –  che le imprese non pensino di chiedere la riapertura a tutti i costi e scaricarne poi i costi sulla collettività. I costi per la protezione dei lavoratori spettano al datore di lavoro da sempre. Se non ci sono le condizioni di sicurezza i lavoratori dovranno continuare a stare a casa mi sembra ovvio. La salute di tanti vale di più del profitto di pochi”.

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