I sostituti procuratori Federico Manotti della Dda di Genova e Alessia Iacopini hanno chiuso le indagini nei confronti di 11 persone, cinque delle quali arrestate a novembre, nell’ambito dell’inchiesta su un giro di estorsioni aggravate dal metodo mafioso commesse a Massa (Massa Carrara). Tra i reati è contestata anche l’usura.
In manette, a novembre, erano finiti Sergio Romano (53 anni, Napoli), Giovanni Formicola (67, Portici), Carmine Romano (51, Napoli), Massimo Di Stefano (57, Catanzaro) e Fabrizio Micheli (46, Sassari). Ai domiciliari invece erano finiti Nicola Mari (35 di Massa) e Alessandro Puccetti, 53 anni, dipendente della Provincia di Massa. Le accuse, a diverso titolo, vanno dall’estorsione aggravata dal metodo mafioso alla truffa, spendita di monete false e usura. Altri 4 indagati non sono stati sottoposti a misure cautelari. .
I cinque finiti in carcere, secondo quanto accertato dai carabinieri, avevano messo in piedi una società fittizia di intermediazione al credito, la MyWay. Secondo i carabinieri a capo del sodalizio ci sarebbe stato Sergio Romano appartenente alla cosca lametina dei Cerra-Giampà-Torcasio.
Le indagini erano partite dalla denuncia di un imprenditore che aveva acquistato all’asta un immobile di proprietà di un’amica del gruppo e che per questo aveva subito minacce e ricatti. Dalle indagini era emerso anche che il gruppo aveva messo in piedi una serie di truffe coinvolgendo il direttore di una filiale del Mps di Massa che faceva avere piccoli prestiti alle persone che gli venivano presentate per poi non restituire nulla alla banca. Da complice il direttore si era trasformato però in vittima, ricattato fino a versare in un anno quasi 100 mila euro.