Firenze, Maurizio Bigazzi, 80enne imprenditore fiorentino del settore alimentare, è il nuovo presidente di Confindustria Firenze.
Designato lo scorso 29 maggio, Maurizio Bigazzi ha ottenuto il 99% dei consensi degli associati nell’assemblea privata di Confindustria Firenze tenutasi stamani.
“Il momento impone grande coesione – ha detto – servono scelte per far ripartire le imprese. Le chiacchiere sono chiacchiere, chi fa il Pil sono le imprese: queste dovranno dare loro il forte contributo a ricreare le condizioni per una vita dignitosa per tutti”.
I nuovi vicepresidenti eletti nella squadra sono Lapo Baroncelli, Giancarlo Carniani, Stefano Gabbrielli, Azzurra Morelli, Niccolò Moschini, Roberto Naldi, Alessandro Sordi, Paolo Sorrentino.
“Il programma potrà essere oggetto di revisioni – ha spiegato Bigazzi – è probabile, il periodo che attraversiamo non lo avevamo mai vissuto nella storia del nostro Paese, e del mondo intero”
“Confindustria Firenze ha una guida solida e di esperienza con un gruppo dirigente preparato e giovane. È un buon inizio”. Lo ha affermato il sindaco Dario Nardella a proposito dell’elezione del nuovo presidente di Confindustria Firenze Maurizio Bigazzi e della squadra dei vicepresidenti. “Come sindaco del Comune e della Città metropolitana di Firenze non posso che esserne contento – ha continuato -. Ci sono tutti i presupposti per lavorare insieme nel momento di maggiore impegno per le nostre imprese e per le nostre istituzioni dopo la pandemia. Faccio un sincero in bocca al lupo al presidente Bigazzi e ai vicepresidenti”.
“Abbiamo letto con stupore le parole, inaccettabili, del neopresidente di Confindustria Firenze Maurizio Bigazzi su smart working e lavoro pubblico”. Dichiara in una nota Paola Galgani, segretaria generale della Cgil di Firenze, rispondendo all’imprenditore che ha proposto un contributo di solidarietà da applicare ai lavoratori della P.a. in regime di smart working.
“Basta – afferma Galgani – con l’idea che lo smart working abbia minor valenza e dignità rispetto al lavoro ‘tradizionale’, e questo vale sia per i lavoratori privati che pubblici. Lo smart working non è stare ‘in ferie’, è lavoro a tutti gli effetti e anzi piuttosto ha bisogno di essere normato; su questo Bigazzi può chiedere lumi soprattutto alle tante donne che in telelavoro hanno visto peggiorare le possibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro. Altro che ‘contributo di solidarietà’. Inoltre, è intollerabile mettere di nuovo nel mirino i lavoratori del pubblico che sono fondamentali per la tenuta del nostro Paese”.