Dom 22 Dic 2024
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Medici pronto soccorso Toscana pronti a “dimettersi in massa”

Firenze, centinaia di medici degli ospedali toscani, hanno firmato una lettera aperta per ribadire, “se già non fosse palese”, il “disagio che viviamo quotidianamente” a lavorare nei pronto soccorso della Toscana.

Con la lettera i medici si rivolgono ai vertici della Regione e della sanità della Toscana, al ministero della Salute e al presidente del Consiglio dei ministri, per “proporre alcune iniziative che potrebbero riportare la situazione a livelli umanamente sostenibili per gli operatori e per gli utenti”.

La lettera, spiegano, “deve suonare come un ultimatum in quanto, se la situazione resta quella attuale, tutti noi siamo destinati ad abbandonare, e allora tanto vale farlo insieme, dimettendoci in massa”.

Nel documento si chiede anche “un rapido riscontro” e “l’impegno da parte delle autorità competenti a far fronte fattivamente alla tragedia che si sta consumando nei dipartimenti di emergenza”.

I medici illustrano la situazione dei pronto soccorso toscani dove “negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo peggioramento della qualità delle nostre prestazioni in quanto, eufemisticamente, non ci troviamo a lavorare nelle condizioni ottimali ed ogni giorno dobbiamo far fronte all’ affollamento del pronto soccorso, sia per l’iperafflusso di pazienti che per la carenza di posti letto negli ospedali”.

Per i medici “questo mette seriamente a rischio la salute pubblica, in quanto è scientificamente dimostrato che l’overcrowding e il boarding sono associati ad una maggiore probabilità di errori diagnostici e terapeutici e a una minore sopravvivenza dei pazienti a breve e lungo termine”.

Tali criticità, continua il documento, “sono note a tutti ma, nonostante le nostre ripetute grida di allarme, a parte qualche tentativo palliativo, nessun provvedimento efficace è mai stato preso dalla politica sanitaria regionale, unico soggetto in grado di farlo”. I medici propongono infine una serie di misure tra cui l’aumento del personale, la riduzione degli accessi al pronto soccorso, e l’aumento dei posti letto negli ospedali.