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🎧 Mediterraneo: ecosistema a rischio, colpa del riscaldamento

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Lo dice il WWF in occasione della giornata mondiale degli oceani. Giulia Prato, responsabile Mare: “Il Mediterraneo di oggi non è più quello di una volta. La sua tropicalizzazione è già avanzata”

Le acque del Mediterraneo si stanno riscaldando. e lo stanno facendo in maniera sempre più evidente. Nel Mare Nosrtum infatti si stima che  l’aumento delle temperature sia del 20% più veloce della media globale, mentre  l’innalzamento del livello  dovrebbe superare il metro entro il 2100. Il Mediterraneo sta diventando  insomma il mare con il riscaldamento più rapido e il più salato del nostro pianeta.

Non a caso, denuncia il WWF in occasione della Giornata Mondiale degli oceani, quasi 1000 specie aliene (di cui 126 specie ittiche) si sono già adattate a vivere nelle calde acque del Mar Mediterraneo e stanno sostituendo le specie endemiche, costrette a spostarsi o a morire a causa dell’aumento delle temperature.

È in corso inoltre una gelificazione del mare con fioriture di meduse che si verificano ogni anno e durano più a lungo nelle acque meridionali. Anche perché  anni di pesca eccessiva hanno distrutto molti degli stock che erano soliti competere con le meduse per il cibo, e ora alcuni pescatori catturano più meduse che pesci.

I molluschi autoctoni sono diminuiti di quasi il 90% nelle acque israeliane, specie invasive come il pesce coniglio costituiscono l’80% delle catture di pesce in Turchia e specie meridionali come barracuda e cernie brune sono diventate osservazioni comuni nelle acque settentrionali della Liguria. Le comunità costiere hanno iniziato ad adattarsi alla nuova realtà, imparando a catturare e cucinare nuove specie come pesci coniglio, meduse e altri esemplari alieni come nuove prelibatezze di mare, installando reti intorno alle spiagge per tenere fuori le meduse che potrebbero anche essere utilizzate nel settore cosmetico.

Il riscaldamento minaccia anche le praterie di Posidonia, con gravi conseguenze per la biodiversità e il carbonio ‘blu’. Le praterie di Posidonia immagazzinano l’11-42% delle emissioni di CO2 dei paesi mediterranei.

In occasione della Giornata mondiale degli oceani, il WWF mostra come il cambiamento climatico abbia già trasformato, a volte in modo irreversibile, alcuni dei più importanti ecosistemi marini del Mediterraneo, con conseguenze per settori economici come la pesca e il turismo, e cambiamenti nel nostro consumo di pesce. È necessaria un’azione urgente per mitigare ulteriori emissioni di gas serra e per adattarsi alla nuova realtà di un mare destinato a riscaldarsi.

“Il Mediterraneo di oggi non è più quello di una volta. La sua tropicalizzazione è già avanzata. Il cambiamento climatico non è un tema del futuro, è una realtà che oggi scienziati, pescatori, subacquei, comunità costiere e turisti stanno già vivendo. La posta in gioco è molto alta tenendo conto dei benefici che il Mar Mediterraneo potrebbe offrire. Se vogliamo invertire questa tendenza dobbiamo ridurre la pressione umana e costruire la resilienza. Ecosistemi sani e una fiorente biodiversità sono le nostre migliori difese naturali contro gli impatti climatici” dichiara  Giulia Prato, responsabile Mare del WWF Italia.

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