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Memoria: le ‘Pietre d’Inciampo’ servono davvero? E a cosa?

pietre inciampo

Dopo le ultime installazioni a Lucca e a Firenze (sono circa 70mila in Europa), ne abbiamo parlato con lo storico Luca Bravi

Serve costruire ancora  memoria (e quale memoria) sulla Shoa? E le ‘pietre d’inciampo’ sono uno strumento utile’ A cosa? lo abbiamo chiesto allo storico Luca Bravi

Le Pietre d’Inciampo (Stolpersteine in tedesco) sono  un piccolo blocco quadrato di pietra (10×10 centimetri), ricoperto di ottone lucente, che viene posto davanti alla porta della casa nella quale ebbe l’ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti: ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno ed il luogo della deportazione, la data della morte. In Europa ne sono state installate già oltre 70.000. La prima fu collocata a Colonia, in Germania, nel 1992. Sono le “Pietre d’Inciampo”,  iniziativa creata dall’artista Gunter Demnig (nato a Berlino nel 1947), quale reazione ad ogni forma di negazionismo e di oblio, al fine di ricordare tutte le vittime del Nazional-Socialismo, che per qualsiasi motivo siano state perseguitate: religione, razza, idee politiche, orientamenti sessuali (maggiori informazioni si trovano su http://www.stolpersteine.eu/en/home/).

Oggi si incontrano “Pietre d’Inciampo” in oltre 2.000 località tra Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Lussemburgo Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina ed Ungheria. In Italia, le prime “Pietre d’Inciampo” furono posate a Roma nel 2010, a Milano nel 2017 ed attualmente se ne trovano a Bolzano, Brescia, Genova, Chieti, Gorizia, L’Aquila, Livorno, Meina, Merano, Milano, Novara, Ostuni, Prato, Premolo, Ravenna, Reggio Emilia, Siena, Stresa, Teramo, Torino, Venezia e Viterbo.

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