Mercoledì 4 Aprile dalle ore 18.30 quarto appuntamento del ciclo One World University: incontri tra Oriente e Occidente. A seguire proiezione del film “Anam il senza nome” l’ultima intervista a Tiziano Terzani
Alle 18.30 la conferenza “IO – EGO / ATMAN, AHAMKARA, ABHIMANA” con gli interventi di Marco Vannini, Jacopo Nuti e Alberto Ferraro. In Occidente soltanto il maestro medievale Eckhart ha indagato su che cos’è l’Io. In India questo tema è al cuore del Vedanta e del Buddismo ed è scandagliato nei più piccoli dettagli. Chi sono io? Cos’è la nostra identità? La lingua sanscrita ha nomi differenti. L’ātman è il Sé profondo, quella parte di ciascuno di noi che è identica all’energia dell’universo (Il Brahman) e che i medievali chiamavano “il fondo dell’anima”. La ricerca dell’ātman è l’obiettivo di tutta l’arte e la filosofia indiana ed è completamente distinto da Ahamkāra, Abimana. Questi nomi designano “ciò che fa il Me”, “l’amore di sé”, quel centro di aggregazione da cui vediamo il mondo. Ma gli occhiali con cui vediamo il mondo, non sono il mondo. Le neuroscenze oggi ci dicono che non c’è e non c’è mai stato un Io indipendente, una sostanza Ego, una persona. Il buddismo dice che noi siamo Anatta, “non sé”, un flusso di energia mai uguale e impermanente che può allargarsi in meditazione oppure contrarsi nella paura. Non avere coscienza di questo è Ignoranza e come dicono le Quattro Nobili Verità sta qui la vera origine della sofferenza.
Si tratta di fare un lavoro introspettivo e autoconoscitivo che ha, come premessa, il riconoscimento dell’ Ombra. Un lavoro difficile, penoso, duro, come disse B. Franklin: “Ci sono tre cose veramente dure: l’acciaio, il diamante e conoscere se stessi”. Jung: “Il viaggio più difficile di un essere umano è quello che lo conduce dentro sé stesso alla scoperta di chi veramente egli è”. Una volta confrontatisi con la propria Ombra, c’è ben poco spazio per l’orgoglio, l’arroganza. C’è solo spazio per l’umiltà, il perdono (verso noi stessi), la discrezione, l’accoglienza sofferta della propria “trave” (di evangelica memoria) per aprirsi agli altri con empatia, complicità, comprensione. Senza giudizi, ovviamente. “Chi conosce gli altri è sapiente; chi conosce se stesso è illuminato”, diceva Lao Tzu.
A seguire (ore 21.00) il film ANAM: IL SENZA NOME. L’ULTIMA INTERVISTA A TIZIANO TERZANI di Mario Zanot (versione italiana). Giornalista internazionale pluripremiato, per trent’anni corrispondente dall’Asia, Tiziano Terzani era un grande conoscitore dell’Oriente. Aveva deciso di vestirsi all’indiana e dal 1999 di chiamarsi “Anam: il senza nome”. Aveva infatti scovato il bandolo dell’ego, dell’identità, ma anche della morte, che definiva “questa malattia con cui nasciamo, che è incurabile”. La sua magnifica risata ci accompagna ancora. E la sua dipartita assomiglia molto a quello che in Oriente si chiama “Illuminazione”.