Circa un migliaio di “tute blu” hanno sfilato questa mattina a Firenze, dal Polo di Novoli a piazza bambine e bambini di Beslan per chiedere il rinnovo del contratto nazionale fermo da un anno. Il corteo, promosso da Fim, Fiom e Uilm, anticipa di due giorni la manifestazione nazionale.
Siamo al tiro alla corda con questo terzo sciopero dei metalmeccanici – a dicembre il primo, il secondo a febbraio – per il rinnovo del contratto nazionale scaduto ormai un anno fa e con la presentazione della piattaforma sindacale a Federmeccanica che “a novembre, in modo inaspettato, ne ha scritta una sua”, dice Stefano Angelini segretario Fiom Firenze-Prato-Pistoia. Questo riporta la discussione a una fase precedente che rischia di vanificare gli sforzi e soprattutto la convergenza di tutte rappresentanze sindacali che hanno aderito al 98% alla piattaforma.
Dunque, un lungo corteo che anticipa lo sciopero nazionale di venerdì 28 e mette insieme Fim Fiom e Uilm – presente anche il collettivo ex Gkn – sfilando dal Polo universitario di Novoli per raggiungere piazza bambini e bambine di Beslan, dove i rappresentanti sindacali si sono staccati dalla testa del corteo per essere ricevuti da Confindustria Toscana.
Qualche intoppo nella circolazione, le strade di Novoli congestionate per lasciar passare i manifestanti, ma è più importante portare al tavolo delle trattative le istanze economiche del contratto. I metalmeccanici chiedono maggiori stipendi a fronte della pesantissima inflazione – il potere di acquisto degli italiani si è ridotto di quasi il 9% dal 2008 ad oggi, e tra i Paesi del G20 l’Italia registra la perdita peggiore – ma anche la parte normativa, come spiega Laura Baroncelli di FIM CISL Toscana.
“Un milione e duecentomila lavoratori chiedono il rinnovo del contratto” sottolinea Maurizio Garofano della FIOM CGIL, “ma nella piattaforma lì dentro è ben presente anche il tema della qualità del lavoro, della certezza, della dignità del lavoro in modo trasversale, tanto è vero che chiediamo di reintrodurre le cosiddette causali che hanno tolto (Decreto Dignità, n.d.r.)”.
Una manifestazione condivisa che compatta i movimenti e rende più forte la richiesta di attenzione sui diritti dei lavoratori.
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