Sulla decisione della prefettura anche i consiglieri di Si-Toscana, Sarti e Fattori: “Le istituzioni locali a guida Pd dimostrino che il loro impegno per un’accoglienza umana non è solo retorica e aprano un tavolo con la prefettura per il ritiro immediato dell’odiosa disposizione. Noi intanto chiediamo di vedere immediatamente il prefetto. Inaccettabili nuove disposizioni razziali”.
“Le disposizioni  che fissano l’obbligo per i richiedenti asilo di rimanere all’interno dei centri di accoglienza di cui sono ospiti  dalle 8 alle 20  mi lasciano molto  perplessa: si rischia di aggiungere un ulteriore elemento di tensione con la cittadinanza, alimentando il sospetto che queste persone siano pericolose e debbano dunque essere tenute sotto controllo. In un momento, per altro,  in cui servirebbe piuttosto una maggiore integrazione” dichiara la deputata PD Rosa Maria Di Giorgi.
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“Chi delinque è giusto che paghi, ma non possiamo  limitare le libertĂ personali di tutti perchĂ© qualcuno sbaglia. E’ un principio di civiltĂ a cui non possiamo derogare: la sfida dell’integrazione si vince alimentando le occasioni di incontro, non limitandole. E nemmeno trasformando la permanenza nei  CAS in una specie di arresti domiciliari” conclude la deputata.Â
“PerchĂ© persone libere che non hanno commesso alcun reato devono stare rinchiuse dalle 20 alle 8? La loro colpa è nel colore della loro pelle? Nell’80/o anniversario delle Leggi razziali, il ministro Salvini vuol forse festeggiare con nuove disposizioni razziali?”, si chiedono Fattori e Sarti.
“L’ordinanza – aggiungono – sta creando disperazione ed esasperazione, i ragazzi chiedono che gli sia spiegata la ragione di queste misure restrittive delle libertĂ personali. E questa misura, in vari casi, impedirĂ loro anche di lavorare: alcuni di questi ragazzi, per esempio, avrebbero dovuto fare la raccolta delle olive ma ora non potranno farla, dato che avrebbero necessitĂ di uscire alle 5”.
“I numeri dei fenomeni di criminalitĂ o microcriminalitĂ connessi ai richiedenti asilo – osservano i due consiglieri – non sono certo tali da poter giustificare un qualsiasi nesso tra delinquenza e persone che richiedono protezione umanitaria. Ma è esattamente quel che s’intende far credereall’opinione pubblica – concludono – attraverso misure come il coprifuoco e il controllo degli acquisti per corrispondenza”.