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Sab 22 Mar 2025
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ToscanaCronacaMinacciato il testimone dell'omicidio di Maati Moubakir, "Vogliono vendicarsi"

Minacciato il testimone dell’omicidio di Maati Moubakir, “Vogliono vendicarsi”

La sua testimonianza ha permesso di trovare i sette indagati, ma ora il giovane «in evidente stato di ansia e paura», è tornato negli uffici dei carabinieri perché ha saputo che alcuni amici dei presunti autori dell’omicidio «lo stanno cercando con l’intenzione di vendicarsi» dopo che lui stesso aveva «riportato alla polizia giudiziaria elementi utili alle indagini».

Sarebbe stato minacciato e, per paura di vendette, è stato costretto a cambiare casa un testimone oculare dell’omicidio di Maati Moubakir, il 17enne ucciso a coltellate all’alba del 29 dicembre scorso a Campi Bisenzio (Firenze) dopo la discoteca.
Secondo quanto riportato da Corriere Fiorentino, Il Tirreno e La Nazione, il giovane, un 20enne che venne ascoltato dagli inquirenti a inizio gennaio, si sarebbe presentato dai carabinieri pochi giorni fa “in evidente stato di ansia e paura” perché avrebbe saputo che alcuni amici dei presunti autori dell’omicidio lo starebbero cercando per vendicarsi.
La condizione di pericolo concreto ha spinto la procura a chiedere l’incidente probatorio per acquisire il suo racconto. La sua testimonianza avrebbe infatti permesso di individuare tutti e sette gli indagati e il ragazzo sarebbe stato costretto a cambiare casa per timore di ritorsioni e delle minacce contro di lui.

Su Maati, si attendono ancora i risultati dell’esame autoptico: Susanna Gamba, medico legale, ha cercato in quelle ferite mortali, almeno cinque, inferte tra il rachide lombare, lo sterno e il volto. Secondo una prima ricostruzione della procura intorno alle 5.30 Maati sarebbe stato assalito nel giardino della scuola media Matteucci. A quel punto sarebbe fuggito nella direzione della fermata dell’autobus, ma qui sarebbe stato raggiunto e finito con un colpo mortale al torace. L’aggressione potrebbe essere il tragico epilogo di una lite scoppiata in discoteca qualche ora prima, forse per delle parole ad una ragazza. «Non sono stato io», le ultime parole dello studente registrate dalle telecamere del bus dove era salito. Probabilmente ammazzato per uno scambio di persona. L’avvocato Filippo Ciampolini, legale della famiglia di Maati, aveva spiegato che il minorenne aveva delle criticità: il tribunale dei Minori aveva indicato alla Società della Salute di inserirlo in una idonea struttura terapeutica, cosa mai avvenuta.