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Lun 14 Apr 2025
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Moby Prince, familiari chiedono a Eni di collaborare in ricerca verità

 Lo hanno chiesto i presidenti delle associazioni dei familiari delle vittime della Moby Prince, Luchino Chessa (Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince) e Nicola Rosetti (Associazione 140) durante le celebrazioni per l’anniversario del disastro del Moby Prince nel Consiglio comunale di Livorno.

“Dopo 34 anni di sofferenza e di resilienza i familiari non demordono. Vogliamo sapere cosa è realmente successo la drammatica notte del 10 aprile 1991 davanti al porto di Livorno”. Lo hanno chiesto i presidenti delle associazioni dei familiari delle vittime della Moby Prince, Luchino Chessa (Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince) e Nicola Rosetti (Associazione 140) durante le celebrazioni per l’anniversario del disastro del Moby Prince nel Consiglio comunale di Livorno.

I familiari si appellano alla Commissione parlamentare d’inchiesta, la terza, e “anche ad Eni, società armatrice della petroliera Agip Abruzzo, perché collabori con la commissione nell’accertamento della verità. Chi sa parli”.

“Dopo 34 anni i familiari sono ancora qui a testa alta a combattere l’oblio che tanti vorrebbero scendesse sul disastro della Moby Prince” affermano Chessa e Rosetti. “In molti hanno messo le mani su questa vicenda – evidenziano ancora i  portavoce dei familiari delle vittime- per inquinare le indagini e non arrivare alla verità. Solo la forza di volontà e la caparbietà dei familiari hanno fatto sì che la storia non finisse nel dimenticatoio”.

E ancora “la verità, grazie al lavoro di due commissioni parlamentari d’inchiesta, è sempre più vicina. L’aspetto più drammatico è la discordanza tra le conclusioni delle indagini della magistratura e le risultanze delle Commissioni di inchiesta. Com’è possibile che in poco più di quattro anni i commissari hanno capito cosa realmente è successo, a differenza dei molti magistrati che si sono succeduti negli anni?”

“Le prime due commissioni parlamentari hanno aperto nuovi scenari dimostrando che le sentenze giudiziarie erano fortemente lacunose; la terza commissione deve chiudere il cerchio e completare il lavoro fatto fin qui dal Parlamento dando risposte alle domande ancora aperte: quale era la terza nave che ha fatto virare la Moby Prince? Cosa ci faceva lì? Perché un accordo assicurativo appena dopo due mesi la tragedia? Perché molti, compresi i dipendenti della allora Navarma, dopo una manciata di minuti la collisione sapevano che la nave coinvolta nella collisione era il Moby Prince e non avrebbero detto nulla? Ci appelliamo anche ad Eni” concludono i portavoce dei familiari delle vittime. .